Politica

007 missione GOVERNO

di Rita Cavallaro -


Un patto tra spie Pd-FdI per il riposizionamento sulla scacchiera dei servizi segreti. La guerra interna per la poltrona ai vertici dell’intelligence è feroce negli ultimi giorni dal voto e vede una corsa alle candidature con cambi di casacca nello stesso stile del trasformismo politico. Perché l’ipotesi che il prossimo governo sarà a guida Meloni ha creato un fuggi fuggi dalle quote del Pd, che finora ha avuto la sua espressione nel frontman degli 007, Franco Gabrielli. L’ultimo atto del sottosegretario con delega ai Servizi è stata la nomina di Angelo Tanese, il direttore dell’Asl di Zingaretti che andrà ad occupare il posto di capo del personale del Dis. Una poltrona che era rimasta vacante e che era stata affidata, tramite una consulenza esterna, al prefetto Franca Triestino, già vicecapo di gabinetto del Viminale molto vicina all’attuale ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. La stessa Triestino aveva sostituito il marito Adriano Soi, già prefetto e responsabile della Comunicazione istituzionale del Dis. Un balletto di poltrone: esce Soi, entra Triestino ed entra l’ex dirigente di Zingaretti. E se ci sono manovre che si consumano alla luce del sole, ci sono anche quelli che si muovono nell’ombra. Nel sottobosco si sta dando da fare l’ex Sisde Bruno Valensise, amico del presidente del Copasir Adolfo Urso e nominato dall’allora premier Giuseppe Conte a numero due del Dis. Valensise, con l’aiuto del vicedirettore dell’Aise Luigi Della Volpe e di Giuseppe Del Deo dell’Aisi sta cercando il santo a cui rivolgersi per fare il salto e poter prendere il posto di Mario Parente, oggi numero uno dell’Aisi. Lo stesso Della Volpe è in fibrillazione per ottenere la poltrona di Giovanni Caravelli, capo dell’Aise. Nelle agenzie d’intelligence, insomma, si è scatenato il caos: il via vai alla corte di Guido Crosetto è continuo e chi può si rivolge direttamente alla fonte, da Giorgia Meloni. Si narra addirittura di una riunione improvvisata da Urso, nel corso della quale si sono presentati direttori e vicedirettori, a esclusione di Elisabetta Belloni, per rafforzare la nuova “fratellanza” d’Italia. Le mosse sulla scacchiera del potere, intanto, hanno messo del tutto da parte l’attività informativa, che è ferma, e hanno causato anche una rottura diplomatica con gli altri 007 esteri, i quali hanno assistito all’escalation delle epurazioni messe in atto da Gabrielli alla ricerca della manina che ha fornito ai giornalisti la lista dei putiniani e che, anche a causa di alcune esternazioni del frontman dell’intelligence, hanno capito che sono in corso strane movimentazioni di agenti segreti deviati al soldo dei russi. Non è un mistero l’infiltrazione nel nostro Paese dello spionaggio russo e lo stesso premier Mario Draghi non ha usato mezzi termini parlando della pressione di Mosca, del dossier Usa sui fondi russi in cui l’Italia per ora non c’è, ma potrebbe sempre spuntare, e facendo riferimento addirittura a “pupazzi prezzolati”. Se è vero quello che dice il presidente del Consiglio, allora il controspionaggio italiano che fa? L’intelligence nostrana, in realtà, è fuori dai giochi: isolata nelle informazioni dalle zone della guerra russo-ucraina, esclusa dai territori della Libia, dove sono presenti gli 007 di Erdogan, in quello che è il punto cardine delle partenze dei clandestini. Insomma, le spie italiane che non spiano, con Gabrielli che risponde alle penetrazioni russe con l’uomo di Zingaretti delle Asl.


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