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Anche i ricchi piangono

di Giovanni Vasso -

PARLAMENTO DI BERLINO


Anche i ricchi piangono. La Germania entra ufficialmente in recessione, la Francia inizia a tremare e gli industriali hanno meno fiducia nel domani. Corre in aiuto di Berlino (e Parigi) il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni. Che ammette come la guerra, con la fine delle importazioni di gas dalla Russia, abbia danneggiato gli affari dell’industria tedesca.

Le cose in Europa non vanno benissimo. La locomotiva tedesca rallenta ancora. Il Pil, secondo i dati pubblicati dall’agenzia di statistica federale Destatis, scende dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti. Su base annua, il prodotto interno lordo tedesco perde lo 0,2%. La recessione tecnica è arrivata come ha ammesso Ruth Brand, presidente Destatis: “Dopo che la crescita del Pil è finita in territorio negativo a fine 2022, ora l’economia della Germania ha registrato due trimestri consecutivi negativi”. L’arrivo della recessione coincide con la perdita di fiducia da parte dei consumatori tedeschi che, secondo l’istituto Gfk, rimandano gli acquisti e temono peggioramenti dell’economia nazionale. La Bundesbank, però, tenta di metterci una pezza. Il governatore Joachim Nagel si è detto sicuro che la Germania, presto, registrerà un lieve rialzo del Pil: “L’allentamento delle strozzature nell’approvvigionamento, l’elevato arretrato degli ordinativi e il calo dei prezzi dell’energia favoriscono il proseguimento della ripresa del settore. Ciò dovrebbe sostenere anche le esportazioni, anche perché l’economia mondiale ha recuperato un po’ di slancio”.

Il commissario Ue Paolo Gentiloni ritiene di non dover dare troppo peso a quanto accade a Berlino. Anche se, tecnicamente, la Germania è in recessione non bisognerà preoccuparsi più di tanto. Le ragioni del tonfo erano ben note, così come gli effetti che hanno causato: “Le difficoltà dell’economia tedesca sono legata ad alcuni aspetti tipici, in particolare per la sua dipendenza più accentuata dal gas russo a costo molto conveniente e l’uscita da questa dipendenza è stata una sfida importante per la Germania, come lo è stata per l’Italia”. Gentiloni ha poi aggiunto: “La Germania è un Paese a grande vocazione di esportazioni e il rallentamento globale del commercio, in particolare in Cina, ha influito parecchio. Le previsioni ci dicono che l’economia mondiale è in ripresa, ma il ritmo di ripresa non è così forte come in passato”. Infine ha concluso: “Terzo elemento, e ci coinvolge da vicino, è che in questo momento le prospettive per l’economia europea in generale sono migliori di quanto temessimo, ma sono migliori nel settore dei servizi e un po’ meno nella manifattura. E la manifattura italiana è molto legata a quella tedesca e un suo rallentamento può influire anche sull’Italia”.

Se Berlino piange, Parigi non ha nulla per cui ridere. Per il terzo mese di fila, a maggio, le attività economiche di praticamente ogni settore hanno registrato arretramenti. Gli industriali, secondo l’Insee, l’istituto nazionale di statistica francese, hanno paura. Il loro indice di fiducia è sceso a 99 rispetto al livello 101 del mese precedente. Ci si attendeva una conferma, è arrivata una mazzata. La Francia adesso trema sul serio. Anche perché, se è vero che il Pil ha fatto registrare un timido aumento dello 0,2% che comunque rappresenta un buon risultato, l’inflazione a maggio è salita ancora passando al 5,9% in aumento dello 0,2% rispetto ad aprile, spiazzando le previsioni degli analisti.


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