Salute

90mila professionisti dalle sanità ai margini

di Redazione -


Medici, infermieri, odontoiatri, fisioterapisti, farmacisti, psicologi, podologi, tecnici di radiologia, biologi, chimici e fisici senza cittadinanza faticano ad avere un ruolo nel pubblico

22mila medici, 38mila infermieri, 5mila odontoiatri, 5mila fisioterapisti, 5mila farmacisti, 1000 psicologi e 1500 fra podologi, tecnici di radiologia, biologi, chimici e fisici. Sono 90 mila i professionisti di origini straniera che operano in Italia e che faticano ad accedere al settore pubblico, anche per mancanza della cittadinanza. Se ne è discusso oggi all’Università di Parma nell’incontro Diversity Leadership nella sanità, medici di origini diverse tra cura e cittadinanza con il sostegno il Consolato Generale degli Stati Uniti d’America a Milano, nell’ambito del road show dedicato ai leader emergenti con passato migratorio in Italia. Ad animare la discussione della tavola rotonda insieme a esperti e studiosi del tema anche Bertrand Tchana, primario della Cardiologia pediatrica di Parma con origini camerunensi che individua però già alcuni segnali di cambiamento in positivo. “C’è un discorso burocratico, che impone la cittadinanza italiana come prerequisito per accedere ai bandi pubblici – afferma il primario Bertrand Tchana – Questo evidentemente implica una grossa scrematura tra i laureati. Ma una prima apertura c’è stata quando hanno inserito la carta di residenza per consentire agli extra Ue di specializzarsi. Purtroppo manca un disegno di più ampie vedute, l’Italia si muove sempre a singhiozzo rispetto all’immigrazione”. “Pochi sanno che molti dei 90mila operatori sanitari di origini straniere – afferma Cristina Giudici Direttrice di NuoveRadiciWorld – sono uomini e donne che si sono formati nelle nostre Università e che in molti casi non possono lavorare nel sistema sanitario nazionale e hanno difficoltà ad iscriversi nelle scuole di specializzazione o, nel caso abbiano studiato all’estero, non riescono ad avere il riconoscimento dei propri titoli di studi”. Nella lotta contro il SarsS-CoV-2, l’Italia ha potuto contare anche su questi medici e tra loro c’è chi ha pagato con la vita:fra i 350 medici morti almeno 18 sono medici stranieri e molti sono stati contagiati e ricoverati in terapia intensiva, come documentato dal rapporto migranti 2021 realizzato dalla Caritas e dalla Fondazione Migrantes. “In Italia – spiega Foad Aodi presidente delll’Amsi, Associazione medici di origine straniera in Italia – continuiamo a fotografare la carenza cronica di medici specialisti, infermieri, fisioterapisti ormai da 10 anni ma purtroppo non vediamo soluzioni concrete, a parte l’aumento delle borse di specializzazioni che non è sufficiente per colmare il turnover nel 2026 per più di 50 mila medici. E negli ultimi 2 anni sono aumentate del 25% le richieste di medici specialisti (radiologi, anestesisti, ortopedici, fisiatri, chirurghi, internisti, medici d’urgenza e dei 118, ginecologi, medici sportivi, pneumologi, allergologi, virologi e infermieri). Sia dal pubblico che dal privato e dalle RSA da tutte le regioni, in particolare Lombardia, Veneto, Lazio, Emilia Romagna, Campania, Piemonte e Sicilia e Valle D’Aosta. I più richiesti sono gli specializzati in medicina di emergenza per il pronto soccorso e il 118. Inoltre ai numerosi concorsi per medici specialisti in Italia si presentano in pochi”. Dopo tavola rotonda si è tenuto un workshop per permettere ai relatori e alle relatrici di confrontarsi con gli studenti che parteciperanno e sarà condotto da Anass Hanafi, presidente di NILI, il Network per l’Inclusione dei Leader in Italia e da Natalia Demagistre, psicologa italo-argentina che lavora nei centri di accoglienza per offrire supporto in merito al trauma della migrazione. Anthony A. Deaton, Console per la Stampa e la Cultura presso il Consolato Generale degli Stati Uniti a Milano, ha dichiarato: “Con questo evento si conferma l’interesse del Consolato Generale degli Stati Uniti a Milano verso le tematiche dei nuovi leader con passato migratorio ed è orgoglioso di continuare a sostenere la missione di Nuove Radici: promuovere una nuova generazione di leader che provengono da diverse comunità con un passato di immigrazione. Questi giovani leader sono impegnati a creare opportunità nella politica, prosperità economica e giustizia sociale per tutti. È una missione che impegna anche il governo degli Stati Uniti, sul suo territorio e nel mondo”.


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