Politica

Sicilia, Musumeci contro tutti e parte la caccia al successore

di Edoardo Sirignano -


Tutti contro Musumeci. Dopo le dimissioni del governatore uscente, avvenute nella serata di giovedì tramite un video Facebook, si apre nei fatti la vera partita per chi dovrà guidare la Sicilia nel prossimo quinquennio. L’uscente ci riprova, ma il cammino da ora in avanti è pieno di ostacoli. Ne è consapevole l’ormai ex governatore. A dimostrarlo le sue ultime dichiarazioni: “Se sono realmente divisivo posso benissimo fare un passo di lato”.

A favore di Musumeci, al momento ci sarebbero solo il movimento “Diventerà Bellissima” e il partito della Meloni, tra l’altro ormai diventati un unico cartello. La crescita di Fratelli d’Italia a livello nazionale e un election day in concomitanza con le regionali, pertanto, possono considerarsi l’unico vantaggio per chi può essere salvato solo da una decisione calata da Roma.

La palla, quindi, passa al tavolo di coalizione, che dovrà indicare quanto prima a quale forza, secondo la ripartizione nazionale dei territori, toccherà indicare il candidato alla presidenza della Regione che nei fatti è quella che poi ha sempre determinato anche gli equilibri politici all’interno dello stivale. L’espressione “Sicilia laboratorio d’Italia” ormai è più di un semplice must.

Tra gli oppositori dell’uscente, allo stato, ci sono i forzisti guidati da Gianfranco Miccichè, la Lega di Matteo Salvini, l’Mpa di Raffaele Lombardo, la nuova Dc di Totò Cuffaro, che al suo battesimo elettorale in quel di Palermo ha superato il 5 per cento e l’Udc di Lorenzo Cesa di cui fa parte il neo primo cittadino del capoluogo Roberto Lagalla. A questi, poi, si possono aggiungere anche gli scontenti di Fdi. Otto coordinatori provinciali su nove del partito della Meloni si sono espressi a favore della discesa in campo dell’europarlamentare Raffaele Stancanelli. L’adesione del movimento civico guidato dal governatore uscente, secondo i rumors, non sarebbe stata vista di buon occhio dalla storica destra isolana.

La vera sfida, quindi, allo stato è su chi dovrebbe prendere le redini della coalizione, che salvo clamorose spaccature è in vantaggio rispetto agli avversari. Il Carroccio di Matteo Salvini ha proposto due opzioni. La prima è il coordinatore regionale Nino Minardo. L’altra è il deputato Alessandro Pagano.

Diversi i papabili anche all’interno di Forza Italia. Il primo nome a venir fuori, a queste latitudini, è quello di Stefania Prestigiacomo. Il nome dell’ex ministro per le Pari Opportunità, però, non sembra mettere d’accordo tutti nell’universo azzurro, considerando i veti venuti fuori nelle ultime ore. A pesare ancora la lontananza col territorio negli anni in cui era al governo del Paese, ma soprattutto i recenti scatti in cui la siracusana insieme al coordinatore di Si Nicola Fratoianni si occupava della questione migranti, pur trovandosi al Viminale un ministro della Lega. Maggiori chances di essere protagonista della partita, invece, per l’ex presidente del Senato Renato Schifani.

Tra i berluscones a essere in vantaggio, salvo sorprese, è il coordinatore del partito Gianfranco Miccichè, considerando le sue capacità di mediatore, nonché gli apprezzamenti provenienti dall’universo centrista. Il segretario regionale di Fi non solo potrebbe mettere insieme i moderati siciliani, ma attrarre anche quei cattolici che al momento sono in cerca di una dimora. A strizzare un occhio verso l’azzurro, ad esempio, ci sono sia i renziani, sia una parte moderata del Partito Democratico.

Se Atene piange, Sparta non ride. Non bastano le primarie a rendere il quadro chiaro. Pur essendo state vinte dalla dem Caterina Chinnici, che l’ha spuntata sulla grillina Barbara Floridia e sul candidato di Centopassi Claudio Fava, le vicende nazionali influiscono non poco sulle dinamiche locali. Il punto di partenza, inoltre, non è tra i migliori. Basti pensare al dato dell’astensionismo. Solo in trentamila sono andati a votare il leader del campo largo progressista.

Un fulmine a ciel sereno, poi, la diaspora pentastellata, che ha stravolto ogni equilibrio. A pesare le recenti posizioni di Giuseppe Conte, che nei fatti hanno portato i gialli fuori dal centrosinistra. Se “quello che vale a Roma, vale a Palermo”, come aveva dichiarato l’ex premier circa una ventina di giorni fa, ovvero prima dello scossone capitolino, il Movimento dovrebbe andare in Sicilia da solo. In tal caso, il Pd vicino a Letta avrebbe più di qualche semplice difficoltà a fermare la corazzata di centrodestra, che pur divisa, a quelle latitudini ha una storia di successi, considerando l’ormai radicata classe dirigente che lascia poco spazio a new entry e ribaltoni dell’ultima ora. A far tremare, poi, le tensioni tra il Nazareno, i Verdi e Sinistra Italiana. Qualora ecologisti e compagni si ritrovassero fuori dalla coalizione, la solitudine del Partito Democratico diventerebbe realtà anche nella partita per la Regione.

Chi, invece, pensa poco ai blocchi tradizionali è il sindaco di Messina Cateno De Luca. La fascia tricolore, nella giornata di ieri, ha presentato un proprio simbolo, in cui rientrano sia l’ex avvocato di Berlusconi Carlo Taormina che Ismaele La Vardera di Italia Vera. Anche per il primo cittadino, però, non mancano gli ostacoli durante il percorso. Il matrimonio con l’ex Iena Dino Giarrusso, ad esempio, è durato soltanto qualche giorno. Non sono bastati i numerosi scatti insieme, le firme dal notaio a blindare un’intesa che nella concretezza si è sciolta come un gelato al sole. Il mancato accordo, però, pesa sulla campagna elettorale di “Sicilia Vera” che aveva puntato molto sugli scontenti dell’universo grillino in cerca di riferimenti. Non è un caso la dura campagna elettorale della fascia tricolore contro il sistema, la vecchia classe dirigente, che tanto richiamaquella del comico genovese.

Il nome dell’ultima ora è quello di Barbara Cittadini, presidente nazionale di Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata). Tale profilo, proposto inizialmente dal coordinatore di Fi Miccichè, potrebbe mettere insieme non solo un centrodestra diviso, ma anche diversi pezzi della sinistra moderata e non solo, considerando il ruolo da protagonista svolto nel terzo settore da una professionista stimata non solo nel mondo ecclesiale.

Non sono da escludere neanche le sorprese dell’ultimissima ora. In una campagna elettorale così accesa, tutto può cambiare fino al giorno della presentazione delle liste. Oltre alle ripercussioni delle vicende romane, la Sicilia ci ha abituato ad accordi in tarda notte, alleanze stravolte o listre costruite in base al capolista.

In questa partita, quindi, c’è chi è in cerca di conferma come Fi o i centristi, che a queste latitudini mantengono una delle loro ultime roccaoforti, o chi semplicemente intende riscattarsi. L’Mpa di Lombardo vorrebbe sfruttare l’appuntamento per risorgere e quindi ritagliarsi un nuovo ruolo a livello nazionale. Stesso discorso vale per Cuffaro, che dopo la lunga vicenda giudiziaria che lo ha visto protagonista, vuole dimostrare di godere ancora di un ampio gradimento nella comunità per cui si è speso. In tal senso, sarà fondamentale il supporto del mondo garantista. Una partita, quindi, che sarà sotto i riflettori dell’intero Paese, considerando che il centrodestra tenterà di ottenere una clamorosa “doppietta” con le politiche, mentre una “resistenza” darà ossigeno a un’ammucchiata di centrosinistra, dove servono certezze e non si può più aggrapparsi agli slogan. 


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