Politica

Onorevole, si accomodi

di Eleonora Ciaffoloni -


L’iter è lungo e complesso, ma all’insediamento del Parlamento e del nuovo Governo ormai manca davvero poco. I nuovi rappresentati del popolo, diminuiti per la prima volta – dopo quasi sessant’anni – da 630 a 400, sono pronti a iniziare i lavori nei rispettivi e rimpiccioliti emicicli di Montecitorio e Palazzo Madama. Le date da ricordare e quelle già messe a calendario sono il 10 ottobre, quando vi è stato l’ingresso dei neo eletti per le registrazioni, le foto di rito e vari adempimenti burocratici, e la giornata del 13 ottobre, quello che potremmo considerare un vero e proprio “day X”. Nella giornata di domani, infatti, entrambe le Camere si riuniranno con la costituzione dell’Ufficio provvisorio di Presidenza, della Giunta delle elezioni provvisoria e la proclamazione dei deputati subentranti. Alla luce della costituzione del provvisorio, alla guida della prima seduta non vi saranno gli uscenti Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati: lato Camera presiederà il vicepresidente più anziano – per elezione – tra quelli della legislatura precedente ovvero l’esponente di Italia Viva Ettore; lato Senato, siederà al centro dell’aula il membro più anziano, ovvero la senatrice a vita Liliana Segre. In seduta, infatti, assisteremo alle elezioni dei presidenti dei due rami del Parlamento, che avrà luogo per scrutinio segreto, proprio come per l’elezione del Capo dello Stato. Ogni parlamentare avrà la possibilità di compilare con la propria preferenza la scheda di voto in cabina, prima di deporla nelle urne. A Palazzo Madama per arrivare a un Presidente è richiesta la maggioranza assoluta dei componenti in assemblea, per cui basteranno 104 voti. Considerando che il centrodestra potrà contare su almeno 113 senatori, le votazioni potrebbero concludersi già dopo un solo scrutinio. Se ciò non dovesse accadere ci sarà un secondo scrutinio con le stesse modalità, mentre al terzo basterà la maggioranza dei senatori presenti in aula. In extremis, si passerà al ballottaggio tra i due nomi più votati. E se in Senato l’elezione sarà più rapida – si stima di concludere al massimo in due scrutini – alla Camera potrebbe farsi più lunga. Per arrivare a un risultato, alle prime tre votazioni dovremmo auspicare alla maggioranza dei due terzi dei componenti. Probabilmente però, solo al quarto scrutinio si arriverà a un’elezione, quando sarà sufficiente la maggioranza assoluta dei voti, ovvero almeno 201, numero ampiamente nelle corde dei parlamentari del centrodestra. In ogni caso, al massimo giovedì pomeriggio per il Senato e venerdì pomeriggio per la Camera, dovremmo avere il nome dei nuovi Presidenti. L’elezione dei due rappresentanti dei rami del Parlamento rappresenta il primo passaggio istituzionale che dà il via alle consultazioni al Quirinale. La prassi costituzionale, di fatto, vede il via dei colloqui con i presidenti emeriti e, subito dopo, con i presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama. Il lavoro, a questo punto sembra essere terminato, ma è appena cominciato. Una volta decisi i due presidenti, orientativamente già tra sabato e domenica, i parlamentari dovranno comunicare in quale gruppo parlamentare procedere all’iscrizione. Alla Camera si dovranno formare gruppi di 20 onorevoli, mentre al Senato, in forma ridotta, i gruppi saranno 10 senatori. Per chi non procederà alla dichiarazione di appartenenza a un gruppo, la destinazione sarà quella del gruppo misto. L’ultimo, ma non meno importante atto formale prima delle consultazioni, sarà la convocazione per l’elezione dei capigruppo. Questi ultimi, una volta eletti, si recheranno insieme ai leader del proprio partito al Colle, dal Capo dello Stato. Sono così completate le procedure per il Parlamento: è il semaforo verde per la formazione del nuovo Governo. Solo a questo punto, infatti, sarà compito di Sergio Mattarella chiamare al Colle il premier designato dai gruppi politici. per il conferimento dell’incarico. Dopo l’accettazione potrà partire la XIX Legislatura.


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