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Il Pd ormai è pietrificato. La soluzione al male non è un altro sindaco

di Edoardo Sirignano -


“Non ci saranno partiti di sindaci e amministratori. Solo così il Pd uscirà dall’incantesimo Petrificus Totalus. La priorità è, invece, dire chi siamo, se siamo carne o pesce”. A dirlo è l’ex senatrice e dirigente dem Caterina Biti, che sottolinea come in questa fase ci siano tanti nomi che intendono succedere a Letta, ma poche proposte e idee.

Ha sempre sostenuto che al Pd serva un nome che unisce. Quale può essere?
Al Pd serve una linea, dove il partito sia l’unica priorità. La necessità, adesso, è guardare a tutto ciò che si ha a disposizione. Mi riferisco ai tanti militanti, iscritti e simpatizzanti, che anche in questa campagna elettorale hanno lavorato con dedizione e disponibilità. Allo stesso tempo, serve allargare quanto prima il campo, recuperando tutti coloro che abbiamo perso per strada.

Come fare ciò?
Dicendo cosa vuole essere il Pd. Ci siamo un po’ persi. Non sappiamo se siamo carne o pesce. Dobbiamo capire cosa vogliamo fare da grandi e dirlo con coraggio, senza alcun timore.

I giovani del partito, intanto, dicono che sono stanchi delle solite facce…
Non è solo una questione di età. Citando Harry Potter, siamo vittime di un incantesimo Petrificus Totalus. Sembra che dopo il 25 settembre non sia successo niente. Dal segretario a scendere in giù, è stata applicata solo la regola del massimo congelamento. Sembra quasi che il vertice non sia stato affatto sfiorato da quanto accaduto. Speravo in una vera ammissione di responsabilità.

Cosa ne pensa della candidatura di Nardella. Può rappresentare l’elemento di novità?
La novità deve arrivare da chi ha a cuore il Pd. Leggo ogni giorno di possibili candidature. Al momento, però, non sento parlare di proposte o meglio ancora su come tornare a essere un soggetto che non guarda né a sinistra, né a centro. Un’identità la si trova nei propri valori e non altrove. Basta tornare a quei principi fondanti e radicali. Non abbiamo bisogno di partiti di sindaci e amministratori.

In Lombardia, però, bisogna scegliere tra l’ex forzista Moratti o un asse col Movimento per far eleggere Majorino…
Non sono del Pd lombardo, ma so che tanti amici stanno lavorando per trovare la soluzione migliore. Confido sempre in chi vive i territori. Non si può scegliere, senza conoscere le peculiarità delle singole comunità.

Nel Lazio già si è deciso si sostenere D’Amato, rompendo nei fatti con Conte. Si tratta di una frattura definitiva?
In politica, non si sa mai cosa potrà accadere in futuro. La priorità è tornare a essere partito. Spero che il Pd vada avanti da solo e soprattutto torni ad avere un po’ di amor proprio, di orgoglio personale. È sbagliato ragionare pensando solo alle alleanze.

Gli alleati, intanto, recuperano terreno. Nella sua Toscana, diversi sindaci dicono di essere tornati alla casa madre?
Italia Viva non lo è, semplicemente perché prima non c’era. La verità che è qualcuno sceglie un’altra dimostra. Pur essendo nata con Renzi, perché la prima volta che sono stata eletta era nel Consiglio comunale di cui era sindaco, ritengo sia arrivato il momento di smettere di pensare a chi va via. Così si fa solo autolesionismo. Le scelte sono sempre da rispettare, ma in questi casi non sono condivisibili.

Non è detto, però, che lo stesso leader di Iv, prima o poi, possa tornare a prendersi la propria creatura…
Non so se Renzi potrà tornare. Sono passaggi difficili. Qualcuno che aveva fondato qualcos’altro, penso al presidente Rossi, è rientrato a casa. La politica è il terreno dove qualsiasi cosa è possibile. Staremo a vedere.

Biti auspica un ritorno dell’ex premier?
La mia speranza è solo che il Pd torni a essere attrattivo, con un’identità precisa. A questo punto, chi si ritroverà con questa, sarà il benvenuto.

Le divisioni, intanto, caratterizzano questo mondo, come dimostra anche l’ultima spartizione avvenuta per le poltrone delle diverse commissioni…
Le correnti, a mio avviso, sono state troppo demonizzate. C’è un qualcosa che è più potente di queste ultime. Mi riferisco a quel sistema di potere, che cambia idea ogni secondo, pur di ritagliarsi uno spazio. Le aree sono il sale della democrazia. L’importante è che abbiano la possibilità di confrontarsi tra loro e crescere insieme, pur mantenendo la loro diversità.

Il congresso per qualcuno è un vero e proprio tappo…
Deve essere anticipato. Siamo in ritardo o peggio ancora congelati. Spero, quindi, che dall’assemblea arrivino segnali positivi per superare l’impasse.

Qualcuno, però, vuole anticipare l’iter solo a parole. Tra il dire e il fare c’è un mare…
C’è soprattutto una segreteria, un gruppo dirigente e chi deve votare. Speriamo quindi che ci si possa ritrovare su una proposta e così bruciare le tappe. La posta in gioco è troppo alta.


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