Gaza: iniziata l’operazione di terra dell’esercito israeliano. L’Onu alza la voce: “Indagine completa”
Continua ad aumentare il numero dei morti nella Striscia di Gaza. Sono almeno 504, di cui oltre 190 minorenni, le vittime da quando Israele ha ripreso gli attacchi. Il portavoce della Protezione civile, Mahmoud Bassal, ha dichiarato che 196 persone risultano disperse, probabilmente sepolte sotto le macerie.
L’Idf ha avviato un’operazione di terra lungo la strada costiera nell’area di Beit Lahia, nel nord dell’enclave palestinese. Un portavoce dell’esercito israeliano ha precisato che prima le forze armate e i servizi di sicurezza hanno colpito infrastrutture militari e postazioni di lancio di missili anticarro di Hamas nella zona. Ai residenti è stato proibito di camminare sulla strada Salah al-Din. Su “X”, il portavoce in arabo delle Forze di difesa israeliane, Avichay Adraee, rivolgendosi alla popolazione ha scritto che “per la vostra sicurezza, è vietato avvicinarsi alle forze dell’esercito israeliano nella zona difensiva e in qualsiasi luogo in cui siano schierate”.
Lanciati anche volantini in cui si afferma che “la mappa del mondo non cambierà se tutta la gente di Gaza scomparirà”, chiedendo alla gente di lasciare l’area “prima dell’attuazione del piano forzato di Trump, che imporrà il vostro sfollamento forzato, che vi piaccia o no”. “Abbiamo deciso di fare un ultimo appello a quanti desiderano ricevere aiuti in cambio della cooperazione con noi. Non esiteremo un attimo ad aiutare”, si legge nel testo riportato dall’emittente palestinese Al Quds, in cui si rimarca che “nessuno proverà compassione per voi e nessuno chiederà di voi. Siete soli ad affrontare il vostro inevitabile destino”.
Lo Stato ebraico sta usando la leva del terrore psicologico: “Né gli Stati Uniti, né l’Europa si preoccupano di Gaza. Nemmeno i vostri paesi arabi, che ora sono nostri alleati e ci forniscono denaro, petrolio e armi, mentre a voi inviano solo bare. La partita è quasi finita. Chiunque voglia salvarsi prima che sia troppo tardi, siamo qui per restare fino al giorno del giudizio”.
Pesante il tributo di sangue pagato dalle Nazioni Unite. “Negli ultimi giorni, altri cinque membri dello staff dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) sono rimasti uccisi” nei raid israeliani e “temiamo che il peggio debba ancora arrivare con l’invasione di terra in corso”, mentre “proseguono per il terzo giorno i bombardamenti israeliani dal cielo e dal mare”, ha denunciato sulla piattaforma social di Elon Musk il commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, ricordando che “erano insegnanti, dottori e infermieri: al servizio dei più vulnerabili”.
Durissimo il Segretario generale dell’Onu, António Guterres: “Condanno tutti gli attacchi contro il personale delle Nazioni Unite e chiedo un’indagine completa”.
Clima infuocato in Israele. Migliaia di persone hanno marciato verso la Knesset a Gerusalemme per protestare contro la ripresa della guerra a Gaza da parte del governo Netanyahu e il mancato raggiungimento di un accordo per la liberazione degli ostaggi.
“Il governo sta giustiziando gli ostaggi, Netanyahu ha deciso di riportare indietro Ben-Gvir invece degli ostaggi. La ripresa dei combattimenti è una condanna a morte per gli ostaggi. La guerra non sta riportando indietro gli ostaggi, la pressione militare li sta uccidendo e almeno 41 persone hanno pagato con la vita. Quante altre pagheranno?”, ha affermato la leadership delle proteste.
Finora le trattative per fermare la violenza non hanno prodotto alcun risultato tangibile. “I mediatori hanno intensificato i loro sforzi per fermare i nuovi combattimenti a Gaza, ma “non è stata ancora fatta alcuna svolta”, ha ammesso un funzionario di Hamas a Reuters.
Fonti del movimento islamico di resistenza hanno fatto sapere che l’organizzazione non si oppone alla proposta dell’inviato di Donald Trump, Steve Witkoff, a condizione che si passi immediatamente alla “Fase 2” dell’accordo per il cessate il fuoco.
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