Calo nascite, Bankitalia: Solo con gli immigrati riempiti i vuoti del mercato del lavoro
Il 31 luglio dell’anno scorso alla Camera è stata costituita una Commissione d’inchiesta sugli effetti economici e sociali della transizione demografica, presieduta da Elena Bonetti: recente, dopo Istat, Censis e Inps, l’audizione di Bankitalia per la quale è intervenuto a Montecitorio Andrea Brandolini, vicecapo del Dipartimento Economia e statistica. “L’invecchiamento della popolazione è un processo globale e più veloce di quanto non ci si aspettasse solamente dieci anni fa”, ha esordito Brandolini, spiegando poi che “l’Italia appartiene al gruppo di Paesi in cui questa evoluzione demografica, già in corso da tempo, sarà più accentuata. La popolazione residente è in calo dal 2015, tendenza che si intensificherà da qui al 2050, per nascite insufficienti a compensare i decessi, malgrado il saldo migratorio rimanga positivo”. Nel 2050 la popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni sarà inferiore ai 30 milioni di unità, circa un milione in meno di quanto non fosse nel 1950, per ogni dieci persone in età da lavoro, vi saranno otto bambini e anziani, rispetto agli attuali sei.
Finora, qualsiasi cosa se ne pensi ad ogni latitudine politica, “l’ingresso di cittadini stranieri -ha detto il vicecapo del Dipartimento Economia e statistica di Bankitalia – ha interamente sostenuto la crescita della popolazione residente dall’inizio degli anni duemila fino al 2014, non più dal 2015 quando i flussi in entrata si sono ridotti e l’emigrazione di italiani e stranieri è aumentata”. E poi un’affermazione significativa: “L’immigrazione è stata finora cruciale per colmare i vuoti creati nel mercato del lavoro dal declino della popolazione autoctona: nel 2024 gli stranieri rappresentavano il 10,5 per cento dell’occupazione totale, ma raggiungevano il 15,1 per cento tra gli operai e gli artigiani e il 30,1 tra il personale non qualificato; erano il 16,9 per cento nelle costruzioni e il 20,0 per cento in agricoltura“. Perciò “sono necessarie politiche che garantiscano flussi migratori regolari che incontrino le necessità delle imprese e assicurino un’integrazione completa per chi arriva nel Paese”.
Di rilevo anche il divario di cui soffre – anche in questo caso, secondo Bankitalia – il Sud. “Nelle regioni meridionali un consistente deflusso di popolazione giovanile verso le regioni centro-settentrionali. Negli ultimi due decenni le migrazioni interne hanno ridotto la popolazione del Mezzogiorno di oltre 900mila persone, per più del 70 per cento giovani fra i 15 e i 34 anni e per quasi un terzo laureate. Tali tendenze si aggraveranno ulteriormente. Secondo lo scenario mediano dell’Istat, nei prossimi venticinque anni la popolazione residente nel Mezzogiorno si ridurrà di un sesto (da 19,7 a 16,4 milioni di persone)”. Il Sud con 4 milioni di persone in meno: è questa, una delle mine più grandi della “transizione demografica”.
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