Attualità

Il killer di Gucci spara al figlio e poi tenta il suicidio

di Angelo Vitale -

Un articolo sulla vicenda dell'omicidio Gucci


Ritorna alle cronache, dopo trenta anni, la storia di Benedetto Ceraulo, ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio di Maurizio Gucci, il killer del noto imprenditore di moda ucciso il 27 marzo 1995 a Milano. Ceraulo – dal 2017 in semilibertà, poi ritornato in libertà -, nella mattinata di ieri ha sparato al volto del figlio con una pistola di piccolo calibro rivolgendo poi l’arma verso se stesso, ora è ricoverato in ospedale e versa in condizioni critiche.

Gucci, noto imprenditore della moda, fu ucciso con quattro colpi di pistola da Ceraulo nell’androne di via Palestro 20. L’omicidio fu commissionato da Patrizia Reggiani, ex moglie di Gucci, che nutriva rancore e gelosia nei suoi confronti. Ceraulo, un ristoratore con gravi debiti, fu arrestato nel 1997 insieme ad altri complici – un gruppo di banditi improvvisati, si disse -, tra cui Orazio Cicala (complice e autista), Ivano Savioni (organizzatore) e Giuseppina Auriemma (intermediaria). Nel processo, Ceraulo fu condannato all’ergastolo, pena poi ridotta a circa 29 anni, e infine rilasciato dopo aver scontato parte della pena, partecipando a progetti di reinserimento sociale come la produzione vinicola sull’isola di Gorgona.

Ieri mattina, a Santa Maria a Monte, in provincia di Pisa dove viveva e dove il figlio era andato a trovarlo in occasione delle festività pasquali, ha sparato volto del figlio di 37 anni durante una lite familiare, per poi tentare di togliersi la vita con la stessa arma. Entrambi sono stati soccorsi – il figlio era riuscito ad allontanarsi dal posto a bordo della sua automobile – e ricoverati in ospedale, il figlio è fuori pericolo ma necessita di un intervento chirurgico, le condizioni di Ceraulo sono critiche.

L’uomo si era trasferito da circa due anni in una casa di campagna in quella zona, vivendo da solo in un’abitazione presa in affitto.

Dopo il rilascio dal carcere, Ceraulo aveva cercato di ricostruirsi una vita lontano dal suo passato di killer dedicandosi alla viticoltura. Una passione nata durante la sua semilibertà nel 2017, quando si trovava nella colonia penale dell’isola di Gorgona e partecipò ad un progetto cui interveniva il marchese

, un’iniziativa di reinserimento sociale che prevedeva la creazione di un’azienda vinicola all’interno del carcere, coinvolgendo detenuti in un’attività lavorativa e formativa. Un progetto durato circa tre anni che per lui aveva rappresentato una seconda chance concreta, permettendogli di imparare un mestiere e di sentirsi “libero” nonostante la detenzione.

Una volta definitivamente libero, si era trasferito in Toscana, prima ad Acciaiolo, una frazione di Fauglia, e poi a Santa Maria a Monte in provincia di Pisa, dove viveva o da solo in una casa di campagna presa in affitto, una vita riservata per far dimenticare il suo passato di killer.


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