I giornalisti, croce e delizia dell’intelligence contemporanea
Vediamo come le cose siano normate all’estero in materia di intercettazione di giornalisti: in Francia, Gran Bretagna e negli Stati Uniti esistono normative e pratiche che regolano le intercettazioni da parte delle agenzie di intelligence, con specifiche disposizioni relative ai giornalisti professionisti. Tuttavia, la protezione dei giornalisti varia significativamente tra i tre paesi.
In Francia, le intercettazioni delle comunicazioni di giornalisti sono consentite solo in circostanze eccezionali. La legge n. 91-646 del 10 luglio 1991 stabilisce che tali misure devono rispettare il principio della segretezza della corrispondenza e possono essere autorizzate solo per tutelare interessi pubblici rilevanti, come la sicurezza nazionale o la prevenzione del terrorismo. Queste intercettazioni richiedono un’autorizzazione scritta e motivata da parte del Primo Ministro o di delegati specifici, con procedure rigorose per garantire il rispetto dei diritti fondamentali. Nonostante ciò, la Francia è storicamente un Paese dove regolarmente si assiste alle cosiddette bavure del comparto sicurezza e informazione, e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ha più volte esaminato la conformità delle pratiche francesi con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. In particolare, è stata sollevata la questione se le intercettazioni violino il diritto alla privacy e alla libertà di stampa, soprattutto per quanto riguarda le comunicazioni tra giornalisti e le loro fonti. Inoltre, la legge francese sulla protezione delle fonti dei giornalisti (legge n. 2010-1) garantisce ulteriori tutele, limitando le perquisizioni e il sequestro di documenti che potrebbero rivelare le fonti giornalistiche.
In Gran Bretagna, le intercettazioni da parte delle agenzie di intelligence dei giornalisti professionisti sono state oggetto di importanti controversie legali e riforme legislative negli ultimi anni. Sebbene ci siano stati precedenti di sorveglianza indiscriminata, recenti sviluppi hanno introdotto restrizioni significative per proteggere la libertà di stampa. A seguito delle sfide legali portate avanti da organizzazioni come Liberty e la National Union of Journalists (NUJ), il governo britannico ha introdotto nuove salvaguardie nel 2024 con l’Investigatory Powers (Amendment) Act. Da allora, le agenzie come MI5 e MI6 devono ottenere un’autorizzazione indipendente dall’Investigatory Powers Commissioner prima di accedere a materiale giornalistico confidenziale tramite intercettazioni massive o hacking
Negli Stati Uniti, la situazione è più complessa. Da un lato, esistono leggi come il Press Act, approvato dalla Camera nel 2022, che vietano la sorveglianza delle comunicazioni dei giornalisti tranne in casi di emergenza legati al terrorismo o alla violenza imminente. Questa legge protegge i giornalisti dallo spionaggio statale e dalla coercizione per rivelare le loro fonti. Se approvata nella sua forma definitiva dal Senato, potrebbe rappresentare una svolta significativa nella tutela della libertà di stampa. Dall’altro lato, programmi di sorveglianza come quelli autorizzati dalla Sezione 702 del Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA) permettono alle agenzie di intelligence americane (NSA, FBI, CIA) di raccogliere dati senza mandato su cittadini stranieri e americani. Questi strumenti sono stati criticati per l’uso improprio contro attivisti, manifestanti e persino giornalisti. Nonostante alcune limitazioni introdotte dal Freedom Act nel 2015, il dibattito sulla sorveglianza rimane acceso, con accuse di violazione della privacy e delle libertà civili.
In conclusione è giunto il tempo nelle democrazie mature di affrontare il delicato equilibrio tra sicurezza nazionale e tutela della libertà di stampa.
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