Cronaca

PRIMA PAGINA-Dalla ‘fine del mondo’ alla Curia romana. I cardinali alle prese con il profilo del nuovo Papa

di Giuseppe Ariola -


Che Conclave sarà e quanto tempo durerà il confronto tra i cardinali elettori chiamati a individuare il successore di Papa Francesco? Ha ragione chi sostiene che il nome del nuovo Pontefice si avrà nel volgere di pochi giorni o chi paventa che non sarà facile far convergere i 2/3 dei voti su un unico candidato in tempi rapidi? Fonti vaticane accreditate propendono per la prima ipotesi. “Alla quinta o alla sesta votazione si potrebbe già avere il nuovo Papa. La partita si chiuderà nel giro di un paio di giorni”, assicurano. Già venerdì sera o sabato della prossima settimana quindi, come dimostrerebbe la scelta di fissare il Conclave mercoledì 7 maggio. “Si poteva andare anche più in là – ci viene riferito – ma procedere con la prima votazione già mercoledì prossimo è di per sé un segnale che si farà velocemente, che un’intesa di massima c’è. Anche perché c’è tutto l’interesse ad avere subito un nuovo Papa, è in corso il Giubileo e non è uno straordinario”, ci viene fatto notare. Oltretutto, a quanto pare, contatti e interlocuzioni sono in corso da tempo, con gli alti ranghi della nomenclatura ecclesiastica attivi già da tre mesi, da quando le condizioni di salute di Papa Francesco hanno iniziato a destare seria preoccupazione.
Insomma, in attesa che le porte della Cappella Sistina vengano chiuse e che l’ispirazione dello Spirito Santo cali sui cardinali guidandoli nell’elezione del prossimo vescovo di Roma, è la politica a imperversare negli ambienti vaticani. Ma chi sarà il prossimo Papa e, soprattutto, si porrà in linea con il pontificato di Bergoglio o prevarrà quella discontinuità che viene invocata da parte del mondo ecclesiastico? In pole position resiste ancora il nome di Pietro Parolin. Giusto profilo, età adeguata – 70 anni -, spiccate doti diplomatiche e assolutamente ben inserito tra i vertici del Vaticano. Inoltre, ci sono altre due caratteristiche che avvantaggiano Parolin e che in qualche modo rispondono alla nostra domanda. È stato nominato cardinale da Francesco ma è un uomo di Curia, elemento che risulta tanto più fondamentale dopo l’esperienza degli ultimi 12 anni. Che il Papa venuto dalla fine del mondo fosse apprezzato più fuori che dentro la Chiesa non è un mistero e che adesso si avverta l’esigenza di invertire questo paradigma ci viene dato per certo, così come la circostanza che il nome di Parolin si confaccia a questa necessità. Attenzione però a considerare chiusa una partita il cui fischio di inizio non c’è neanche ancora stato. Forse è per il noto detto secondo cui ‘chi entra Papa esce cardinale’ a indurre a non dare nulla per scontato o forse semplicemente la consapevolezza della posta in gioco. “Ad oggi le cose stanno così, ma quando quella porta si chiude tutto può succedere. Alla fine l’uomo è uomo e ogni cardinale potrebbe giustamente avere delle velleità”, è la riflessione. Anche perché la posta in gioco è davvero alta e il potere che da Roma il Papa esercita in tutto il mondo nelle varie articolazioni in cui si dipana l’autorità ecclesiastica è di una vastità assoluta. Per questo motivo le intese tra le varie anime di riferimento dei cardinali che siederanno in Conclave e la capacità di tenere i fili del gioco saranno fondamentali. I numeri da soli, infatti, non bastano. Se è vero che Bergoglio ha nominato 108 cardinali è altrettanto vero che questi non sono organizzati tra loro, non si conoscono e non hanno necessariamente quei punti in comune da renderli un gruppo granitico tale da assicurare i 90 voti necessari ad eleggere il nuovo Pontefice. Anzi, c’è da scommettere che inizialmente si muoveranno in ordine sparso garantendo 4 o 5 voti a ciascuno dei potenziali candidati. “Solo chi riuscirà esclusivamente con le proprie forze a conquistare almeno 40 voti potrà far convergere su di sé i restanti consensi necessari a diventare Papa”, è la convinzione.


Torna alle notizie in home