Tregua, Mosca accusa Kiev di “manipolazione”
L’Ucraina non ha ancora risposto alla proposta del presidente russo Vladimir Putin di una tregua temporanea a partire dalla mezzanotte dell’8 maggio fino alla mezzanotte dell’11 maggio per celebrare il Giorno della Vittoria.
“Non abbiamo ancora sentito alcuna reazione da parte del regime di Kiev. È difficile capire se intendano aderire o meno”, ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, aggiungendo che il silenzio ucraino equivale a una forma di “manipolazione”.
Il portavoce ha definito al momento “irrealizzabile” l’idea di un cessate il fuoco di 30 giorni prospettata dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, pur ribadendo che “entrare in colloqui di pace rimane nel nostro interesse primario”.
Cade uno dei paletti russi. Peskov ha dichiarato che avviare colloqui diretti tra Russia e Ucraina “è di primaria importanza”, mentre la questione della “legittimità” di Zelensky ha importanza “secondaria”.
Il numero due del consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, ha detto che il presidente ucraino Zelensky “finirà nel modo più triste” e che le truppe russe devono concludere “con una vittoria” l’operazione militare speciale e “distruggere il regime neonazista di Kiev”.
Durissimo il suo attacco all’Occidente: “Durante la Seconda Guerra Mondiale e dopo di essa ci siamo fidati troppo di coloro di cui non ci si poteva fidare affatto, che non meritavano fiducia”.
Parlando alla maratona tv “Knowledge First”, Medvedev ha chiamato in causa “gli Stati Uniti d’America, l’Europa occidentale, compresi i Paesi più grandi come Regno Unito, Francia, Germania, Italia e diversi altri”.
Secondo lui, la Russia “ha ceduto ad alcuni trucchi ipocriti dei nostri avversari storici e non ha sinceramente capito che le loro parole a volte non valevano un centesimo”.
“Incontro con parole di disponibilità alla reciproca collaborazione”. Così l’ambasciatore dell’Ucraina presso la Santa Sede Andrii Yurash ha commentato l’incontro tra il cardinale Pietro Parolin e tra il presidente ucraino Zelensky “al termine della sua permanenza a Roma”.
“Le relazioni tra i due Stati non si limitano alla comprensione reciproca, ma si fondano anche sulla cooperazione strategica”, ha sottolineato Yurash.
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