L’aglio orsino: un tesoro dei boschi tra gusto, leggende e pericoli
L’aglio orsino (Allium ursinum) è una pianta spontanea appartenente alla famiglia delle Liliaceae, che cresce nei boschi ombrosi e umidi, soprattutto in primavera. Molto apprezzato per il suo aroma simile a quello dell’aglio comune, è noto fin dall’antichità per le sue proprietà depurative, antisettiche e digestive. Le foglie fresche sono ideali per preparare pesti aromatici, risotti profumati, frittate e condimenti per paste rustiche. Si raccoglie solitamente tra marzo e maggio, prima della fioritura, quando le foglie sono più tenere e ricche di principi attivi.
Una leggenda vuole che fossero proprio gli orsi, risvegliandosi dal letargo, i primi a cercarlo per rigenerare l’organismo stanco dell’inverno. Da qui il nome “orsino”, che oggi è diventato simbolo di primavera e rinascita nei territori alpini e prealpini. Nel Medioevo si narra veniva appeso a mazzi fuori dalle mura di casa per scacciare demoni e figure oscure che di notte arrivavano dai boschi, utilizzato in poche parole come l’aglio per i vampiri.
Ma attenzione: l’aglio orsino può essere facilmente confuso con il colchico autunnale o con il mughetto, entrambi altamente tossici. Alcune caratteristiche aiutano a distinguerlo: le sue foglie crescono una per una direttamente dal terreno, non a ciuffi; inoltre, basta strofinarle tra le dita per sentire l’inconfondibile odore d’aglio, assente nelle piante velenose. I suoi fiori sono piccoli, bianchi e a forma di stella, mentre quelli del colchico tendono al violaceo. Un altro consiglio utile è evitare le piante ai margini dei boschi, dove il rischio di trovare specie pericolose è maggiore.
L’aglio orsino è una specie tutelata in diverse regioni italiane, e la raccolta è permessa solo in quantità moderate, proprio per non danneggiare gli habitat naturali. Superare i limiti previsti può costare caro: in alcune zone, la multa parte da 5 euro per ogni bulbo raccolto oltre il consentito.
Torna alle notizie in home