A TikTok una multa dall’Irlanda per 530 milioni di euro
L’Irlanda ha multato TikTok per 530 milioni di euro perché la piattaforma non ha garantito un adeguato livello di protezione dei dati personali degli utenti europei, violando il GDPR, il regolamento dell’Unione Europea che disciplina la protezione dei dati personali entrato in vigore sette anni fa. In particolare, TikTok ha trasferito illegalmente dati degli utenti europei in Cina, senza assicurare che questi dati ricevessero una protezione equivalente a quella prevista dall’Unione Europea. Inoltre, ha fornito informazioni errate durante l’indagine, sostenendo di non archiviare dati su server cinesi, cosa poi smentita. L’autorità irlandese per la protezione dei dati ha quindi sanzionato TikTok per queste violazioni e per la mancanza di trasparenza verso gli utenti. L’importo è anche superiore alle indiscrezioni di stampa di inizio mese su una sanzione di 500 milioni, terza più alta di sempre dopo quelle ad Amazon (746 milioni) e Meta-Facebook (1,2 miliardi).
Il motivo principale della multa irlandese è che, essendo TikTok una società con sede europea in Irlanda, è l’autorità irlandese a guidare i controlli sul rispetto del GDPR per l’azienda nell’Ue.
TikTok era già entrata nel mirino della commissione irlandese per la protezione dei dati quando a settembre 2023, è stata multata di 345 milioni di euro per presunte carenze nel modo in cui si prende cura dei dati personali dei bambini.
La società proprietaria della piattaforma – il social network ha 159,1 milioni di utenti attivi in Europa – potrà ore presentare ricorso (lo ha già annunciato) , ma intanto dovrà rendere conforme il trattamento dei dati entro sei mesi. I trasferimenti di dati verso la Cina saranno sospesi se questa scadenza non sarà rispettata.
Il social aveva finora adottato una strategia di governance dei dati specifica per l’Europa, iniziata nel 2021, che prevedeva la conservazione locale dei dati degli utenti europei, la minimizzazione dei flussi di dati verso l’esterno del continente e un accesso limitato da parte dei dipendenti ai dati stessi. Una strategia che era stata ulteriormente rafforzata con il lancio del “Project Clover”, un piano che introduceva nuovi controlli di sicurezza per l’accesso ai dati e la costruzione di tre data center in Europa (due a Dublino e uno in Norvegia alimentato da energia rinnovabile) per conservare i dati degli utenti europei e britannici.
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