Editoriale

Quella foto che fa il giro del mondo

di Adolfo Spezzaferro -


Nel giorno dei funerali di Papa Francesco, quando tutto il mondo era a Roma, quando tutto il mondo che non era a Roma guardava a Roma, tra le tante immagini e la diretta e i video, spicca una foto iconica che nulla ha a che vedere con le esequie del Santo Padre. Stiamo parlando ovviamente della foto del presidente degli Stati Uniti Donald Trump e del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, su due seggiole, all’interno della Basilica di San Pietro. I funerali sono finiti e l’uomo più potente del mondo si mette a parlare con il leader di Kiev per circa una quindicina di minuti. Come se non ci fossero altre occasioni o luoghi più indicati e meno irrituali. Come se non ci fosse più tempo per organizzare un bilaterale ufficiale con tutti i crismi. Ovvio che tutti, nei giorni scorsi, hanno ironizzato – data la location – sul fatto che sembrava come se Zelensky si stesse confessando con Trump, non senza un pizzico di blasfemia. La foto ha fatto il giro del mondo, tutti i media internazionali hanno enfatizzato come in quel giorno Roma fosse (di nuovo) Caput Mundi. Non dimentichiamoci però che i grandi della Terra erano tutti a Roma per celebrare l’estremo saluto al Papa, il capo della cristianità, leader di oltre due miliardi di persone (non c’è Trump che tenga, in tal senso). Immagini iconiche, quelle di Trump e Zelensky su due seggiole nel bel mezzo della Basilica di San Pietro. Fin troppo evocative, potenti per non ritenere che non fossero funzionali alla narrazione social, ai “like”. Sì, è propaganda, sono campagne social – che oggi ormai accomunano un Trump a una Rita De Crescenzo qualsiasi – ma è anche il segno dei tempi. Il problema è che gli spettatori, ossia i cittadini, ormai non si stupiscono più di niente. Un attimo prima sono in totale empatia con la solennità delle esequie del Pontefice, un attimo dopo senza alcun tentennamento assicurano e si rassicurano: “C’è la guerra, è giusto che Trump parli con Zelensky. Ogni occasione è buona, se c’è di mezzo la pace”. Neanche a dirlo, il leader ucraino ci sguazza in questa dimensione social – lui che viene dallo showbiz, con una carriera da comico alle spalle – Zelensky sa che l’importante è che si parli di lui, che chiede armi e soldi, che chiede di modificare gli accordi per un cessate il fuoco, che chiede sempre qualcosa di più, di nuovo. Speriamo che stavolta trionfi la pace.


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