Gaza: Hamas boccia accordi parziali, Tajani frena sui due Stati
Hamas vuole un “accordo globale e completo” per porre fine alla guerra a Gaza. Il gruppo islamista palestinese respinge “i disperati tentativi, in vista della visita del presidente statunitense Donald Trump nella regione, di imporre un accordo parziale”. Lo ha detto all’Afp Bassem Naim, membro dell’ufficio politico del movimento islamico di resistenza.
Il primo ministro palestinese Mohammad Mustafa ha esortato il mondo a porre fine al “crimine umanitario deliberato” che ha causato la “carestia” in corso nella Striscia di Gaza, dove la popolazione è allo stremo dopo oltre due mesi di blocco totale da parte di Israele. “Questa carestia non è un disastro naturale, è un crimine umanitario deliberato, e il silenzio è complice”, ha affermato Mustafa in una conferenza stampa a Ramallah, facendo appello alla “coscienza dell’umanità”.
La situazione appare destinata ad aggravarsi ulteriormente, a giudicare dalle parole degli esponenti dell’esecutivo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha annunciato che i piani delle Idf di espandere le manovre nell’enclave palestinese includono il trasferimento di tutti i residenti nel sud: “Dal momento in cui inizierà la manovra, non ci fermeremo finché non saranno raggiunti tutti gli obiettivi, compreso un piano di migrazione volontaria per i residenti di Gaza”.
“Riconoscere lo Stato di Palestina oggi non serve a niente”. A dichiararlo è stato il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, a margine dell’Annual Meeting del Confindustria Advisory Board Investitori Esteri, tenutosi presso The Dome nel Campus dell’Università Luiss Guido Carli.
Il titolare della Farnesina ha ribadito il sostegno al progetto egiziano per la ricostruzione di Gaza e alla prospettiva di una soluzione a due Stati, ma ha precisato che un riconoscimento unilaterale della Palestina, in assenza delle condizioni politiche e istituzionali giuste, rischia di essere un gesto privo di efficacia.
Secondo il ministro, la priorità resta il cessate il fuoco e la costruzione concreta di uno Stato palestinese che abbia una governance solida e riconosciuta a livello internazionale: “Il problema è arrivare ad un cessate il fuoco e far nascere lo Stato palestinese. Riconoscere uno Stato che non c’è è solo un esercizio retorico che non provoca effetti positivi”. Confermato l’appoggio all’Autorità Nazionale Palestinese.
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