Politica

Il governo ha impugnato la legge toscana sul fine vita

di Redazione -


Il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare la legge sul fine vita approvata dalla Regione Toscana, ritenendo che la normativa regionale travalichi le competenze costituzionali delle Regioni e invada quelle esclusive dello Stato. La decisione, annunciata in una nota ufficiale, ha subito provocato una dura reazione da parte delle opposizioni e dello stesso presidente toscano Eugenio Giani, che ha espresso “profonda delusione” e ha definito il provvedimento governativo “paradossale”. Giani ha rivendicato l’azione della Toscana come rispettosa della legalità, della Costituzione e dei diritti delle persone, accusando il governo di ostacolare chi cerca di attuare i principi stabiliti dalla Corte costituzionale. Il centrosinistra ha reagito compatto. La segretaria del Pd Elly Schlein ha parlato di una scelta “ipocrita, cinica e codarda”, mentre il Movimento 5 Stelle l’ha definita “gravissima e inaccettabile”, denunciando il blocco alle “regioni virtuose” da parte di un esecutivo che, a loro dire, rifiuta di affrontare il tema con una legge nazionale. Angelo Bonelli di AVS ha accusato il governo di “ferocia ideologica”, mentre per Riccardo Magi di Più Europa si tratta di propaganda “sulla pelle dei malati terminali”. Anche Carlo Calenda (Azione) ha criticato l’iniziativa, sottolineando l’urgenza di una legge nazionale sul fine vita, in nome dell’umanità e della decenza. Dal canto suo, la maggioranza difende la scelta di impugnare la legge toscana e, al contempo, annuncia l’intenzione di lavorare a una proposta nazionale. Il senatore Pierantonio Zanettin (FI) ha riferito che si sta predisponendo un testo con Ignazio Zullo (FdI), fondato sui principi indicati dalla Consulta, ma con attenzione particolare alla tutela della vita e all’integrazione del percorso di cure palliative. Tuttavia, anche all’interno della maggioranza il percorso appare ancora incerto. Le opposizioni restano scettiche. Alfredo Bazoli (PD), capogruppo in commissione Giustizia al Senato, ha denunciato l’inerzia della maggioranza, accusandola di promettere senza mai concretizzare. “Non c’è nessuna proposta concreta”, ha affermato, ricordando che il comitato ristretto incaricato del tema non è stato più convocato. “Finché non ripartirà quel lavoro, tutto il resto è solo una presa in giro”.


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