Economia

Ex Ilva, buio pesto: i sindacati chiedono l’intervento del governo

di Cristiana Flaminio -


Buio pesto attorno all’ex Ilva di Taranto. Dal 7 maggio a oggi, dopo l’incendio che ha messo kappaò l’altoforno 1, le cose sembrano andare tutte storte. Al punto che, ieri mattina, il ministro all’Industria Adolfo Urso ha sostanzialmente anticipato l’annuncio della Cig in arrivo per poco meno di 4mila operai, per la precisione si tratta di 3.926 dipendenti. I sindacati, sul piede di guerra, vogliono vederci chiaro e non accetteranno altre spiegazioni che non parlino di futuro e occupazione. Intanto trapelano da fonti informate notizie positive sul prestito ponte da 100 milioni. Il governo sarebbe alle battute finali dopo aver incassato l’ok dalla Commissione Ue e all’erogazione mancherebbero pochi passaggi amministrativi e burocratici. “È compromessa l’attività produttiva – ha detto Urso a Radio 24 a proposito della situazione ex Ilva -, il che vuol dire che non ci sarà più la possibilità di riprendere un livello produttivo significativo come previsto nel piano industriale che avrebbe portato alla piena decarbonizzazione degli impianti, mantenendo una fase di transizione produttiva e quindi occupazionale comunque significativa”. Per i sindacati, però, la questione è diversa. La Fiom ritiene che non debbano essere i lavoratori a pagare “le conseguenze dell’incapacità di far partire la decarbonizzazione degli impianti” e perciò si sottrae ai “percorsi di cassa integrazione senza alcuna chiarezza sul futuro”. Il segretario Loris Scarpa ha tuonato: “Si mettono in discussione tutte le tutele salariali, occupazionali e di messa in sicurezza dei lavoratori e degli impianti, che abbiamo conquistato nei precedenti accordi”. E ha aggiunto: “Da mesi diciamo che le risorse non sono state garantite in modo sufficiente ad assicurare il piano di ripartenza ed ora non può essere che la soluzione sia collocare i lavoratori in cassa integrazione chissà per quanto tempo. Per quel che ci riguarda va contrastato questo percorso unilaterale. Nelle prossime ore ne discuteremo con i lavoratori e le altre organizzazioni sindacali”.

La Uilm è ancora più netta e di fronte all’ipotesi di un aumento della Cigs chiede che “il governo assuma la gestione del gruppo” e che “lo Stato intervenga in prima persona”.


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