La seconda chance di pace a Istanbul e il fattore Trump
Istanbul torna al centro dei negoziati per la pace tra Russia e Ucraina. La prima volta, è noto, andò male: nel 2022 le trattative saltarono per volontà di chi voleva la guerra. Gli stessi che oggi vogliono ancora che il conflitto nel Donbass prosegua a oltranza. Oggi si chiamano volenterosi ma come allora non sono altro che bellicosi e guerrafondai. Cosa è cambiato da quando il presidente turco Erdogan si propose come mediatore? Perché stavolta i negoziati potrebbero davvero portare al cessate il fuoco? Fermo restando che il Sultano incassa un indubbio successo diplomatico in una fase cruciale per tutti, dal 2022 a oggi il quadro è drasticamente cambiato: Kiev senza aiuti militari non potrà ancora sostenere a lungo lo sforzo bellico; ma soprattutto nel frattempo è stato eletto presidente degli Usa Trump. Sì, è vero: The Donald aveva promesso di far finire la guerra in 24 ore e così non è stato. Ma resta in ogni caso determinato a riportare la pace tra Russia e Ucraina. Il punto quindi non è se domani Putin sarà a Istanbul, ma se Zelensky si piegherà a Trump.
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