Libia: il caos politico e le proteste rendono incerta la “normalizzazione”
Sembra reggere la fragile tregua a zone a Tripoli dopo che le forze di sicurezza del governo di unità nazionale hanno aperto il fuoco sui dimostranti che protestavano di fronte alla residenza del premier Abdelhamid Dbeibah per chiederne le dimissioni e davanti alla sede dell’ex Apparato di supporto alla stabilità, occupata dopo l’uccisione di Al Kikli per mano degli uomini della Brigata 444 ad Abu Slim. La situazione umanitaria è molto difficile. Migliaia di civili sono di fatto intrappolati, senza accesso a cibo, acqua e medicinali.
Dbeibah, accusato di aver pianificato lo scoppio del conflitto tra gruppi rivali per rafforzare il proprio potere, ha annunciato misure per “ripristinare l’autorità dello Stato” tra le quali spicca lo scioglimento dell’Ufficio anti-immigrazione irregolare, dell’Autorità per la Sicurezza degli impianti e del Dipartimento operazioni e sicurezza giudiziaria della Polizia giudiziaria, le cui funzioni sono state trasferite al Ministero dell’Interno. Il Colonnello Mustafa Ali Al-Wahishi è stato nominato Capo del Servizio di sicurezza interna al posto di Lutfi Al-Harari.
La Libia è divisa in due zone: il governo di Tripoli di Dbeibah, riconosciuto dalle Nazioni Unite, e un’amministrazione contrapposta a est, in Cirenaica, con capitale Bengasi, controllata dalla famiglia del generale Kalifa Haftar.
Lo scontro tra le fazioni armate allineate con il governo di unità nazionale di Tripoli, la Brigata 444, la Forza Congiunta del governo e la 111ma Brigata di Misurata, e i gruppi di milizie locali non allineate, tra cui l’Apparato di supporto alla stabilità (SSA) e la Forza speciale di deterrenza (Radaa), ha fatto emergere l’instabilità politica latente.
Il presidente del Consiglio Presidenziale, Menfi, si sarebbe schierato contro il primo ministro e a favore della Radaa, supportata dalle fazioni di Zawiya, tra cui quelle di Hassan Buzeriba. La Forza speciale di deterrenza, formalmente sotto il controllo del ministero dell’Interno libico, è sostanzialmente autonoma. Anche l’Apparato di Supporto alla Stabilità, comandata da Abdel Ghani “Gheniwa” al-Kikli ,ucciso lunedì sera, non risponde più da tempo all’esecutivo.
Il governo Meloni osserva con attenzione quanto accade e si prepara alla possibile evacuazione degli italiani bloccati a Tripoli. “Ne abbiamo parlato ieri col Capo di stato maggiore: fino a adesso abbiamo utilizzato dei voli civili, ma l’Aeronautica italiana è sempre pronta quando gli esteri ci chiedono aiuto. I nostri aerei sono pronti a partire e la Libia per fortuna è un territorio che si raggiunge facilmente”. Lo ha detto il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, a margine della cerimonia di avvicendamento al vertice dell’Aeronautica Militare. Roma teme anche di veder andare in fumo gli accordi sottoscritti con le autorità libiche. Le intese definite “pragmatiche” potrebbero saltare se Haftar, che è stato recentemente in Russia e strizza l’occhio a Donald Trump, dovesse decidere di sostenere i ribelli.
L’agenzia delle Nazioni Unite per le migrazioni ha dichiarato di essere “allarmata” per la recente escalation di violenza, mettendo in guardia dal “grave rischio di sfollamenti di massa e di pericolo per i civili”.
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