Un popolo di poeti, di santi, di vaticanisti
L’Italia è un posto meraviglioso, popolato dalle degne schiatte “di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori e trasmigratori”. Avete presente? È l’iscrizione sul Colosseo Quadrato dell’Eur (che poi si chiama Palazzo della Civiltà Italiana). Quelli sono gli italiani, siamo noi. Oggi, dopo oltre due millenni, il popolo italico ha fatto passi da gigante. Non ci credete? Pensate che stiamo facendo della facile ironia? Giudicate voi. Torniamo alla celebre iscrizione scolpita nel marmo. Non siamo più tanto poeti ma tutti profondi, empatici, sensibilissimi elargitori di frasette sui social – sovente accompagnate da foto a contrasto, soprattutto nel caso delle donne. Meno artisti in senso classico, ma tutti videomaker, registi, direttori della fotografia e attoroni con innumerevoli follower su Instagram e TikTok – in ogni caso tutti premi Oscar per la Miglior storia-selfie sui social. Gli eroi mancano decisamente perché semmai vanno di moda quelli negativi, però c’è chi sente molto eroico a correre, fare ginnastica, sfoggiare tartarughe e/o terga marmoree et similia (ad ogni epoca i suoi eroi, insomma). Sui santi, per fortuna, non ci possiamo lamentare: gli uomini di fede esistono e resistono ancora. E quindi c’è l’humus giusto per far fiorire ancora qualche santo, spesso laddove non te l’aspetti. L’Italia annovera poi molti pensatori, alcuni pure poco studiati dal punto di vista filosofico, perché magari sotto mentite spoglie (vedi Leopardi) e quindi campa ancora di rendita. Oggi poi spicca già solo chi ha un poco di acume e una spruzzatina di coscienza critica. Scienziati ne abbiamo a bizzeffe, tutto a posto (sono gli umanisti a scarseggiare). Navigatori? Quelli ormai stanno sui cellulari e nelle automobili. Trasmigratori ancora molti, troppi – soprattutto tra i giovani. Ma la specialità odierna delle gens italiche è la professione a tempo determinato in base al trend del momento. Sarà banale ricordarlo, ma siamo tutti Ct quando gioca la Nazionale, virologi e infettivologi con le pandemie, esperti di geopolitica e strateghi militari quando scoppiano le guerre o cambiano gli equilibri globali. E, di recente, tutti vaticanisti – se non addirittura teologi – durante il (brevissimo, per fortuna) Conclave. Ecco, a proposito dell’elezione di Leone XIV abbiamo assistito a uno spettacolo indecoroso – che va ben oltre la moda del sentirsi tutti esperti di questioni molto complesse solo perché vanno per la maggiore per un tot di tempo – quello di certi politici che volevano intestarsi il Santo Padre. La cosa ridicola – sebbene vergognosa – è che questi signori partono dal presupposto che un Papa possa essere di sinistra o di destra, progressista o conservatore. Il Papa fa il Papa. I politici facessero (bene) il loro lavoro.
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