Pfas, operaio morto. La sentenza storica: familiari risarciti e Inail condannata
Una sentenza storica per il mondo del lavoro italiano. È quella emessa l’altro giorno dal Tribunale di Vicenza che segna il cambio di paradigma giuridico per l’esposizione dei lavoratori ai veleni dei Pfas, le sostanze perfluoroalchiliche utilizzate in vari comparti produttivi. Per la prima volta nel nostro Paese si stabilisce che un lavoratore è spirato per i veleni dei Pfas. Il giudice Caterina Neri ha riconosciuto un nesso di causa tra l’esposizione prolungata ai Pfas e Pfoa dell’operaio Pasqualino Zenere, assunto alla Miteni di Trissino dal 1979 al 1992, e la morte per un cancro della pelvi renale nel 2014. L’Inail aveva respinto la domanda di rendita ai congiunti di Zenere, che si erano fatti assistere dalla Cgil con l’avvocato Alberto Carretta. Hanno allora la causa davanti al Tribunale del Lavoro che ha fatto proprie le considerazioni dell’avv. Caretta riguardo alle mansioni dello Zenere e alla conseguente esposizione ai Pfas che ha causato il decesso. “La sentenza non agisce sulle responsabilità – spiega il legale – ma in materia previdenziale, agendo sulla correlazione tra lavoro e malattia”. L’ammontare del verdetto è di alcune centinaia di migliaia di euro. L’Inail potrà rivalersi sulla Miteni spa, che però da settee anni è sottoposta alla procedura fallimentare. Intanto, davanti alla Corte d’Assise di Vicenza si sta esaurendo la fase dibattimentale durata 131 udienze contro 1 15 manager Miteni (Mitsubischi, Icig e Miteni stessa) per il disastro ambientale che coinvolge tre province venete e 350 mila persone a rischio malattie.
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