Esteri

Elezioni Romania, vince il filo Ue Nicosur Dan

di Eleonora Ciaffoloni -


La Romania si ritrova ad una svolta inaspettata e significativa: Nicușor Dan, sindaco uscente di Bucarest e sostenitore dell’integrazione europea, ha vinto il ballottaggio presidenziale contro George Simion, leader del partito ultranazionalista AUR (Alleanza per l’Unione dei Romeni).

Con oltre il 54% dei voti quando era stato scrutinato il 95% delle schede, Dan ha ottenuto una vittoria netta, smentendo i timori emersi dopo il primo turno, quando Simion aveva dominato con oltre il 40% delle preferenze. Il leader di AUR, noto per le sue posizioni filo-russe e i toni incendiari contro l’Unione europea, inizialmente ha contestato gli exit poll, ma si è poi visto costretto ad ammettere la sconfitta, congratulandosi pubblicamente con l’avversario.

La piazza di Bucarest ha accolto il risultato con entusiasmo: migliaia di persone si sono riversate per le strade sventolando le bandiere della Romania e dell’UE, inneggiando a Dan e al futuro europeo del Paese. “Questa vittoria è vostra”, ha detto il sindaco ai suoi sostenitori. “Ora tocca a noi costruire insieme, al di là delle divisioni politiche”.

Il ballottaggio si è svolto in un clima teso, segnato da denunce di ingerenze russe e da una campagna di disinformazione identificata su Telegram e altre piattaforme social. Le autorità romene hanno più volte segnalato i tentativi esterni di influenzare il voto, in particolare dopo che la Corte Costituzionale aveva annullato il primo turno delle presidenziali, originariamente vinto da Calin Georgescu, un altro esponente della destra radicale.

Il sostegno internazionale a Dan è stato forte, con diversi leader europei – da Bruxelles a Parigi – che avevano espresso preoccupazione per un possibile avvicinamento della Romania alla sfera d’influenza russa. Simion, nel tentativo di rafforzare la sua legittimazione internazionale, aveva intrapreso un breve tour in Europa.

Ma la chiamata alle urne ha premiato Dan, capace di unire un ampio fronte moderato e pro-europeo che ha visto convergere liberali, conservatori moderati e parte della sinistra. L’affluenza è cresciuta rispetto al primo turno, segno di una mobilitazione efficace dell’elettorato europeista.

“Il Paese ha scelto il dialogo e non l’odio”, ha dichiarato Dan a urne chiuse. E mentre i riflettori dell’UE erano puntati anche su Portogallo e Polonia – impegnati anch’essi in delicate tornate elettorali – la Romania ha dato un segnale forte: la democrazia europea è viva e può ancora respingere le derive sovraniste.


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