Attualità

Eurovision, il premier spagnolo Sánchez scatena la polemica

di Giuseppe Ariola -


L’edizione 2025 dell’Eurovision Song Contest si è trasformata in un’arena di scontro politico, con la Spagna in prima linea nel contestare la partecipazione di Israele alla competizione. Al centro della polemica, il risultato finale che ha visto l’artista israeliana Yuval Raphael – sopravvissuta agli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 – classificarsi al secondo posto grazie a un forte sostegno popolare in 13 Paesi, tra cui la stessa Spagna, nonostante il punteggio molto basso assegnatole dalla giuria tecnica. L’emittente pubblica spagnola RTVE ha chiesto un audit sul televoto, sostenendo che il contesto bellico abbia influenzato l’esito della gara e compromesso la neutralità culturale del concorso. Il premier Pedro Sánchez ha rincarato la dose, proponendo l’esclusione di Israele dall’Eurovision, come avvenne per la Russia nel 2022 dopo l’invasione dell’Ucraina. “La cultura non può restare muta e neutrale davanti alla follia della guerra e dei bombardamenti”, ha dichiarato, ribadendo la necessità di evitare “doppi standard” e richiamando l’Europa alla coerenza con il diritto internazionale. Le tensioni erano già emerse nei giorni precedenti alla finale, con manifestazioni in varie città europee che chiedevano l’esclusione di Israele. Durante la semifinale, i commentatori di RTVE avevano ricordato le oltre 50.000 vittime civili nella Striscia di Gaza, ricevendo un avvertimento formale dall’UER per violazione della neutralità politica. Nella finale, RTVE ha mandato in onda un messaggio di solidarietà con la Palestina, iniziativa simile a quella della tv pubblica belga, che ha interrotto l’esibizione dell’artista israeliana. A infiammare ulteriormente gli animi è arrivato un messaggio sarcastico del ministro israeliano della Diaspora, Amichai Chikli, che su X ha scritto in spagnolo rivolgendosi a Sánchez, definendo il successo nel televoto “uno schiaffo sentito fino a Gerusalemme”. Le parole del ministro hanno alimentato ulteriori tensioni, in un clima già segnato dal deterioramento delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. La Spagna, infatti, ha riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina un anno fa, e membri dell’esecutivo hanno definito le operazioni militari israeliane a Gaza un “genocidio”. In patria, la sinistra radicale – Podemos e Izquierda Unida – ha denunciato un presunto intervento dell’ultradestra e del governo israeliano per orientare il televoto. Dall’opposizione, il Partito Popolare ha definito “deplorevoli” le accuse di genocidio, mentre Vox ha chiesto le dimissioni dei vertici di RTVE.


Torna alle notizie in home