Economia

Torna la guerra dei chip, la Cina contro il “bullismo” Usa

di Giovanni Vasso -


Gli Stati Uniti mettono il ban sui chip prodotti in Cina e Pechino s’infuria: ribolle, mai sopita, la guerra dei chip tra Asia e America. Il Dragone accusa Washington di “bullismo unilaterale” e “protezionismo” per il divieto esteso dal governo americano alle “sue” aziende di utilizzare i semiconduttori prodotti da Huawei. Una scelta che Pechino deplora e il ministero del commercio cinese condanna senz’appello: “In merito alle linee guida statunitensi che mettono in guardia le aziende dall’utilizzo di chip cinesi avanzati, compresi i chip Ascend Ai di Huawei”, un portavoce del governo cinese ha tuonato “che la politica statunitense è sospettata di costituire restrizioni discriminatorie nei confronti delle aziende cinesi”. E pertanto la Cina avvisa tutti: “Qualsiasi organizzazione o individuo che applichi o contribuisca all’applicazione di tali misure è sospettato di violare la legge cinese contro le sanzioni straniere e altre normative pertinenti e dovrà assumersi le relative responsabilità legali”, come riporta, tra gli altri, il quotidiano cinese Global Times. “La Cina monitorerà attentamente l’attuazione delle misure statunitensi e adotterà azioni decisive per salvaguardare i propri diritti e interessi legittimi”. Insomma, prepariamoci a un nuovo round della guerra dei chip tra Usa e Cina. Una guerra, questa sì, annosa e spinosa. Una causa, più che un effetto, dello scontro dei dazi tra le due superpotenze. In gioco c’è il primato digitale. Che l’America vuole conservare a ogni costo, che la Cina vuole conquistare nonostante tutto. Uno scontro economico ma, soprattutto, politico e strategico. Chi lo vincerà, come nei peggiori (o migliori?) film di fantascienza potrà ambire a “dominare il mondo”.


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