Editoriale

Ripartire dalle basi come fa Papa Leone XIV

di Adolfo Spezzaferro -


Pace, giustizia e verità alla base della “famiglia di popoli”: è l’Umanità secondo Leone XIV. Il tutto animato dalla speranza. Nel Pontificato di Prevost è stato chiaro da subito che il ritorno a Cristo, il rimettere la fede al centro (e ripopolare le chiese occidentali) siano gli obiettivi primari. La Chiesa ragiona per millenni: in questa fase di crisi globale, il Santo Padre è una certezza di fronte al caos, un punto di riferimento per l’intero genere umano, una guida per chi crede. Ecco perché Leone XIV riparte dalle basi, come si suol dire: quando tutto sembra perso bisogna avere almeno una certezza, tale da permettere di ripartire. Per chi non ha la fede non è facile, ci mancherebbe, ma per il capo della Cristianità sono appunto – con tutto il rispetto – le basi del mestiere. E quali sono questi valori cristiani – che a ben vedere coincidono con ciò che è buono e giusto per tutti, nella comunità umana? La famiglia come unione stabile di uomo e donna, la dignità della vita, la libertà religiosa e la tutela del lavoro da certe condizioni indegne. Tra tutte, in questa fase, la parola chiave è pace, che non è solo assenza di guerra. Come spiega il Papa, “la pace è anzitutto un dono, il primo dono di Cristo: «Vi do la mia pace» (Gv 14,27). Essa è però un dono attivo, coinvolgente, che interessa e impegna ciascuno di noi, indipendentemente dalla provenienza culturale e dall’appartenenza religiosa, e che esige anzitutto un lavoro su sé stessi. La pace si costruisce nel cuore e a partire dal cuore, sradicando l’orgoglio e le rivendicazioni, e misurando il linguaggio, poiché si può ferire e uccidere anche con le parole, non solo con le armi”. Ecco che torna un altro tema molto a cuore al Pontefice: quel “disarmare le parole per disarmare la Terra”. Le parole dei giornali di propaganda, dei media faziosi. Ma anche e soprattutto le parole dei leader dei Paesi più influenti del mondo. Basti guardare ai colloqui per i negoziati di pace da un lato e alle guerre che non si fermano dall’altro. Spesso accanto alle parole di pace ci sono quelle armate, quelle che vogliono provocare, aizzare. E arrivano anche dall’Occidente, purtroppo. Le parole piuttosto devono essere parole di verità, così come è la parola della Chiesa, che si fa portavoce anche della giustizia. Ecco, per una società più giusta è fondamentale che la giustizia alberghi innanzitutto nella più piccola delle società, seme di tutte le altre forme di comunità: la famiglia. Papa Prevost quindi chiede che si investa “sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società”. Con la speranza – che è l’arma più potente – di “costruire, lavorando insieme, ciascuno secondo le proprie sensibilità e responsabilità, un mondo in cui ognuno possa realizzare la propria umanità nella verità, nella giustizia e nella pace”.


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