Attualità

Lo strano caso dei controlli antimafia per il Ponte sullo Stretto

di Cristiana Flaminio -


Sui controlli antimafia per il Ponte sullo Stretto, il Colle è intervenuto e ha chiarito alcune questioni che avrebbero, come è accaduto, aizzato polemiche non propriamente fondate. La notizia era che la proposta del Mit di centralizzare i controlli al Viminale è stata cassata. In realtà, hanno puntualizzato dal Quirinale, “non era contenuta nel testo preventivamente inviato ma è apparsa poche ore prima della riunione del Consiglio dei ministri”. Riguardava l’istituzione di “una procedura speciale, adottata finora soltanto in casi di emergenza, come i terremoti, o di eventi speciali, come le Olimpiadi, che non risulta affatto più severa delle norme ordinarie. Basti ricordare – puntualizza l’ufficio stampa della Presidenza della Repubblica – che la procedura speciale, che veniva proposta, autorizza anche a derogare ad alcune norme previste dal Codice antimafia, deroghe non consentite dalle regole ordinarie per le opere strategiche di interesse nazionale”.  Insomma, il succo della vicenda è che “la legislazione in vigore contempla norme antimafia rigorose per le opere come il ponte di Messina”. Le leggi ci sono, le strutture pure non è il caso di prevederne delle altre. Ma dalla Lega, comunque, non demordono. E le solite fonti beneinformate fanno sapere che torneranno alla carica quando si tratterà di parlarne “in sede di riconversione in Parlamento”.  In mezzo ai fuochi, il ministro Matteo Piantedosi gioca a spegnere le polemiche: “Auspico che i controlli di prevenzione antimafia siano approfonditi e puntuali ed efficaci come sempre, fatti dal ministero dell’Interno per il tramite delle prefetture o per il tramite, insieme alle prefetture, della struttura di missione”.


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