Attualità

L’intersezione tra sicurezza e Sistema Paese

di Giuseppe Tiani -


Le politiche della Pubblica Sicurezza oggi passano attraverso la tutela degli interessi economici, industriali e sociali del paese nel più ampio contesto dell’Unione Europea. Fattori che determinano la capacità di sviluppo di uno Stato, e condizionano la politica economica per affrontare le mutazioni del mercato finanziario e commerciale globale, che risente delle scelte operate dai leader sul piano geopolitico e geoeconomico. La nostra sicurezza, nella sua accezione più ampia, risiede nella capacità di analisi ed elaborazione di strategie e degli strumenti offerti dalla tecnologia e dalla legge per garantire la stabilità del paese. I conflitti bellici nel cuore dell’Europa e del mediterraneo, le problematiche dell’immigrazione, il rischio pandemico e terroristico e l’instabilità internazionale, hanno reso plastica l’interdipendenza tra economia sociale e sicurezza pubblica, nella narrazione in uso, la sicurezza nazionale che la Costituzione cita all’art. 126. Una economia solida ha effetti diretti sull’assetto sociale e del lavoro, considerato che i processi produttivi non inquinati se privati della liquidità di denaro “dopato” immesso nelle attività commerciali, immobiliari e finanziarie ma frutto dal malaffare, riduce le disuguaglianze e offre più tutele. Ma il paese ha bisogno di aprire una riflessione critica per ricondurre in ambiti fisiologici la dura contrapposizione dialettica rispetto alla visione del ruolo attribuito alla sicurezza e al contenimento dell’immigrazione clandestina, se si vuole valorizzare il percorso democratico e garantista della sicurezza pubblica. Una sintesi politica meno cinica e provinciale ma più convergente e realistica, soddisferebbe le criticità della sicurezza interna e della difesa comune, in un turbolento periodo storico ove la cultura della civiltà politica occidentale è in crisi, così come le istituzioni titolate all’esercizio del diritto internazionale della società delle nazioni, mentre il vecchio continente non ha ancora trovato assetti che superino il nazionalismo eccentrico degli Stati che compongono l’Ue. Il denaro Europeo investito in Italia è utilizzato per rendere il paese più ecologico, più digitale, più resiliente e competitivo. Investimenti che necessitano dell’attività di prevenzione, repressione e della cyber security nazionale, che solo le forze di polizia e le agenzie di sicurezza dello Stato garantiscono. Nessuno può negare che il controllo del territorio ma anche la sicurezza urbana e rurale con una diversa declinazione può avere un ruolo positivo, comunità e territori sicuri sottraggono l’humus ove attecchire ai fenomeni criminogeni e di degrado. Mi chiedo, per quale ragione il lavoro delle forze di polizia da consistente parte della sinistra politica e culturale venga osteggiato e posto sotto accusa, difatti negli ultimi quattro anni si è caratterizzata per visioni massimaliste fuori tempo e contradditorie in tema di diritti civili, sociali e del lavoro, assumendo in ogni occasione utile posizioni retrogradi e polarizzate sulle questioni correlate alla sicurezza pubblica e al contenimento dell’immigrazione clandestina, che cronache e dati statistici evidenziano come foriera di sfruttamento degli esseri umani, alimentando fenomeni di degrado urbano e di “proletariato criminale”. Da ultimo martedì scorso grazie alla Polizia di Stato e alle indagini della squadra mobile di Sassari e del servizio centrale operativo, coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Cagliari, ha visto cittadini nigeriani in regime di protezione internazionale, fermati per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, spaccio di stupefacenti, tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione, nelle città di Genova, Verona, Caserta, Terni, Siena e Isernia.
Dunque, il lavoro dei poliziotti e delle Autorità di Pubblica Sicurezza sono ineludibili per la nostra società, come per tutte le democrazie occidentali compiute. In sintesi la Pubblica Sicurezza ha una funzione strategica quale “Infrastruttura Istituzionale” che agisce nel perimetro democratico della sfera pubblica e al servizio del bene comune di tutti e non di una parte. Per una nuova idea della polizia dislocata nel cuore strategico della sicurezza nazionale, quale supporto ineludibile in un quadro globale da ripensare nei suoi presupposti. Il ruolo delle forze di polizia hanno bisogno del riconoscimento bipartisan delle forze politiche e sociali, perché solo lo Stato è deputato ad esercitare le funzioni di pubblica sicurezza anche attraverso l’uso della forza sua prerogativa esclusiva delegata alle forze di polizia, un’idea che può apparire scontata ma purtroppo non lo è. La sicurezza è il necessario presupposto per la ripresa dallo stallo asfittico prodotto dalla lunga crisi del sistema politico e finanziario, dalla carenza cronica di infrastrutture nel meridione d’Italia, se vogliamo che gli investimenti del PNRR producano gli effetti programmati e non vengano frenati o vanificati dall’affectio societatis scelerum agevolata dal contagio della decadenza morale, che ha disperso il senso etico della responsabilità politica prima e della sfera pubblica poi.


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