Udinese, la fine di un’era: la famiglia Pozzo cede il club a un fondo americano
Udine — Non è più una voce. Non è più un sussurro nei corridoi dello stadio, tra un aperitivo in centro e una stretta di mano negli ambienti che contano. La notizia è ora praticamente ufficiale, l’Udinese Calcio, dopo quasi quarant’anni di gestione da parte della famiglia Pozzo, cambierà proprietà. Il testimone passa a un fondo d’investimento americano con base a New York, in un’operazione da circa 150 milioni di euro che segna una svolta storica non solo per il club, ma per tutta la città.
In realtà, a Udine e dintorni la transizione era nell’aria da settimane. Le voci, inizialmente smentite o minimizzate, hanno preso corpo tra gli addetti ai lavori, tra imprenditori locali e tifosi storici. Nelle ultime due settimane si era parlato insistentemente di incontri riservati tra Gino Pozzo e rappresentanti del fondo, avvenuti anche lontano dai riflettori del Friuli.
Ora arriva la conferma, c’è un accordo preliminare, che prevede la cessione della quota di maggioranza del club. Da quanto trapelato i Pozzo manterranno il 20% e continueranno a gestire la parte sportiva almeno nella fase iniziale. Una mossa che rassicura parzialmente l’ambiente, preoccupato da un cambio così radicale, ma che lascia comunque aperti molti interrogativi.
La famiglia Pozzo saluta così una delle più longeve gestioni calcistiche in Italia. Dal 1986 a oggi, Udinese ha significato stabilità, progettualità e, in molte stagioni, vera eccellenza. Trent’anni consecutivi in Serie A, lo stadio Friuli rinnovato e divenuto un modello gestionale, la valorizzazione di decine di talenti poi esplosi in Europa, da Alexis Sánchez a Samir Handanović a De Paul. Tutto questo ha trasformato l’Udinese in un laboratorio calcistico studiato anche all’estero.
Tuttavia, le ultime stagioni hanno mostrato segnali di logoramento, risultati altalenanti, un rapporto sempre più tiepido con la piazza e investimenti via via più prudenti. In parallelo, la gestione del Watford in Inghilterra (rimasto sotto il controllo della famiglia Pozzo) ha assorbito energie e attenzioni, contribuendo a un distacco progressivo. La città, da parte sua, ha iniziato a interrogarsi su un futuro diverso, magari più ambizioso, magari semplicemente più vicino al territorio.
Il fondo americano che si appresta a rilevare la maggioranza dell’Udinese non è ancora stato presentato ufficialmente. Fonti vicine alla trattativa parlano di un gruppo solido, interessato non solo al rilancio sportivo, ma anche a valorizzare il marchio Udinese sul mercato globale. Una narrazione che va presa con cautela, soprattutto alla luce di esperienze simili in altri club italiani: molto dipenderà dalla capacità del nuovo gruppo di investire con competenza, rispettando le peculiarità del territorio e il tessuto sociale friulano.
Quel che è certo è che Udine, oggi, saluta un capitolo irripetibile della propria storia calcistica. La famiglia Pozzo, per decenni sinonimo di gestione virtuosa e identità forte, sta passando la mano. Resta da capire se chi subentra sarà in grado di accendere nuove speranze senza tradire la memoria di ciò che è stato. E mentre i tifosi si dividono tra nostalgia e curiosità, la città sa bene che qualcosa di profondo è cambiato. Lo sapeva già. Ora lo sa tutto il mondo.
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