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Caso Garlasco, Nordio: Non rifare il processo è stato irragionevole

di Angelo Vitale -


Sul caso Garlasco, già da mesi arroventato da tante polemiche interessate a suscitare clamore su un’inchiesta – quella della della Procura della Repubblica di Pavia – che punta a squadernare gran parte delle certezze consolidatesi nel tempo sul delitto, irrompe l’intervento del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Parole che non mancheranno di toccare nuovamente, nel quadro generale del dibattito pubblico e politico, il nervo scoperto del giudizio sull’operato della magistratura, da tempo uno dei cavalli di battaglia del governo in carica.

Intervenendo a Zona Bianca su Retequattro, Nordio ha dichiarato: “Trovo irragionevole che dopo una o due sentenze di assoluzione sia intervenuta una condanna, senza rifare l’intero processo”. E ha aggiunto: “È irrazionale, perché se per legge si può condannare soltanto al di là di ogni ragionevole dubbio, quando uno o più giudici hanno già dubitato al punto da assolvere, non si vede come si possa condannare. Questo secondo me è irragionevole e andrebbe cambiato con una riforma che noi abbiamo provato a fare e abbiamo fatto a metà”. Alla domanda se ci saranno conseguenze per i magistrati che hanno condotto la vecchia inchiesta sul delitto di Garlasco, Nordio ha poi risposto: “No, assolutamente. La responsabilità si può avere solo se il magistrato non conosce la legge o dimostra di non conoscere le carte. Per questo, per tutti i processi esiste nei Paesi democratici un doppio o triplo grado di giurisdizione, si presume infatti che la sentenza possa essere sbagliata”. E ha inoltre sottolineato: “Credo che purtroppo in questo momento l’opinione del cittadino nei confronti della giustizia sia abbastanza negativa. Più che colpa dei magistrati è colpa delle leggi. I magistrati amministrano con leggi imperfette che consentono di procrastinare processi all’infinito, anche quando bisognerebbe avere il coraggio di chiuderli”.

Parole che spostano completamente l’attenzione dalla materia concreta dell’indagine in corso sul campo ampio delle opinioni. Il ministro sposta il focus dal singolo operatore alle regole di sistema, sollevando un tema strutturale.


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