Esteri

Gerusalemme-Teheran: un equilibrio pronto a crollare

di Michel Emi Maritato -


Gerusalemme-Teheran: un equilibrio pronto a crollare

Nel cuore del Medio Oriente si sta giocando una delle partite più complesse e delicate della geopolitica mondiale: il duello silenzioso ma implacabile tra Israele e Iran. Una sfida fatta di spionaggio, attacchi cyber, sabotaggi mirati, alleanze mutevoli e guerra per procura. Due potenze regionali contrapposte che, sebbene non siano mai entrate in guerra diretta, si fronteggiano ogni giorno in un conflitto ibrido che rischia di esplodere da un momento all’altro.

Dietro le quinte, i due principali attori di questa guerra non dichiarata sono il Mossad, il servizio segreto israeliano, e i Pasdaran iraniani, in particolare la potente Forza Quds. Attacchi mirati contro scienziati nucleari iraniani, sabotaggi a impianti strategici, cyber-attacchi a infrastrutture critiche e omicidi politici su suolo straniero sono solo alcune delle mosse registrate negli ultimi anni. Israele accusa l’Iran di essere a un passo dalla bomba atomica. Teheran nega, ma rifiuta ogni controllo internazionale effettivo. Il dossier nucleare è tornato centrale dopo il fallimento del JCPOA (l’accordo del 2015), fatto saltare da Trump nel 2018 e ormai defunto anche per l’amministrazione Biden.

Lo scontro non si limita al campo dell’intelligence. È nei territori di guerra per procura che Israele e Iran si affrontano più apertamente:

  • In Siria, l’aviazione israeliana colpisce regolarmente convogli e basi iraniane o filo-iraniane.
  • In Libano, Hezbollah – finanziato e armato da Teheran – costituisce una minaccia costante al confine nord.
  • A Gaza, la Jihad Islamica e Hamas (sempre più vicini all’Iran) sono i protagonisti di un fronte instabile e ideologicamente acceso.

A ogni attacco corrisponde una rappresaglia. Il rischio di escalation è costante, e l’omicidio di alti funzionari o la distruzione di siti strategici potrebbe portare, da un giorno all’altro, a un conflitto aperto. Ma il campo si è complicato ulteriormente con gli Accordi di Abramo: Israele ha normalizzato i rapporti diplomatici con Emirati, Bahrein, Marocco e Sudan, rompendo un tabù decennale. Questo ha isolato ulteriormente l’Iran nel mondo arabo, aggravando le sue tensioni con Arabia Saudita e spingendolo verso nuove alleanze tattiche (Russia, Cina). L’Arabia Saudita, nemica storica dell’Iran, stava valutando anch’essa una normalizzazione con Israele. Ma l’offensiva israeliana su Gaza nell’ottobre 2023 ha frenato bruscamente il dialogo, mostrando quanto i fronti mediorientali siano fluidi e volatili. Secondo analisti militari e fonti diplomatiche riservate, Israele avrebbe già un piano operativo per colpire i siti nucleari iraniani, qualora Teheran dovesse compiere l’ultimo passo verso l’arma atomica. Il dilemma non è “se”, ma “quando”. Dal canto suo, l’Iran ha intensificato la sua presenza militare e logistica in Siria, Yemen e Iraq, creando un “corridoio sciita” che va da Teheran al Mediterraneo, passando per Baghdad e Damasco. Questo asse inquieta profondamente Tel Aviv, che si sente accerchiata.


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