Michael “Mick” Patrick Mulroy: “Trump aveva promesso di finire le guerre ma non l’ha ancora fatto”
Michael “Mick” Patrick Mulroy è l’ex vice segretario alla Difesa Usa per il Medio Oriente durante il primo mandato Trump. È stato responsabile della politica di difesa americana di 15 paesi e ha rappresentato il punto di riferimento della Difesa degli States per la politica nazionale in quell’area. Ex ufficiale per le operazioni paramilitari della CIA, ha fatto parte del corpo dei Marines. Ricercatore senior del Middle East Institute di Washington, è anche analista della sicurezza nazionale Usa per l’emittente televisiva ABC News. Lo abbiamo chiamato e appena rientrato dagli Emirati Arabi Uniti, dove non c’era nitidezza nella rete telefonica, si è subito reso disponibile per esporre le sue opinioni sul conflitto tra Israele e Iran. “Hi Anna, eccomi qui. Sono pronto”, ed io: “Hi Michael, bene. Iniziamo”.
Donald Trump chiede la resa incondizionata dell’Iran e dice al plurale: “Sappiamo dove si trova Khamenei, è un bersaglio facile, ma per ora non lo elimineremo”. In queste ore alla Casa Bianca stanno valutando l’ingresso in guerra degli Stati Uniti. Cosa accadrà?
Non è chiaro se quei commenti mirassero a intimidire la Guida Suprema per ottenere un cessate il fuoco, un nuovo accordo nucleare o addirittura a sfamare il Paese. È probabile che l’intelligence statunitense e israeliana sappia dove si trova e possa prenderlo di mira.
Se questo dovesse avvenire, Trump sta smentendo se stesso, con le sue dichiarazioni a inizio del mandato, di voler portare la pace in ogni conflitto. È stato vice segretario della Difesa Usa per il Medio Oriente proprio nel primo mandato di Trump, cosa pensa?
Il presidente Trump si è candidato con un programma ben preciso, nel quale prometteva di liberare gli Stati Uniti dai conflitti esteri e di portare la pace. In questo momento non sta facendo nessuna delle due cose promesse in campagna elettorale.
Contro queste prese di posizione del presidente degli States, c’è una fronda molto numerosa e isolazionista dei populisti guidata da Steve Bannon e Tucker Carlson, che non vuole implicazioni esterne né guerre, ma “America First”. Ci sarà una frattura del Maga?
Sì, e lo stiamo già vedendo. Il MAGA è fortemente contrario a entrare in guerra contro l’Iran. I repubblicani più tradizionali sono falchi nei confronti dell’Iran e al contempo spingono per esso. Sarà una linea di demarcazione.
È Israele a decidere quello che fa l’America?
No. Hanno un forte sostegno dalla parte opposta dell’isola. Sia repubblicani che democratici, ma sono gli Stati Uniti a decidere le loro azioni.
Il premier Netanyahu ha minacciato: “colpiremo tutti i siti dei pasdaran e rovesceremo il regime di Khamenei”. Nel frattempo si oscura la guerra di Gaza e si attaccano gli Houthi. Un restyling d’immagine politica di Netanyahu di fronte alle leadership internazionali, che lo avevano condannato per le atrocità a Gaza?
Ci sono molti aspetti decisionali da parte del primo ministro Netanyahu, che vanno valutati attentamente. Sicuramente ha capito che agli occhi del mondo internazionale stava perdendo la sua leadership. Inoltre doveva trovare il modo per il mantenimento del potere politico giocando all’estrema destra, e ovviamente anche per questioni legali, che sappiamo tutti. Ma dal suo punto di vista immagino che direbbe: quando si fermerà l’Iran? Ci sono loro dietro tutte queste forze, per procura.
L’obiettivo strategico di Usa e Israele sta creando il caos in Medio Oriente. Sembra che lo stato ebraico voglia rimanere la sola superpotenza regionale.
Non è assolutamente così.
Non sarà così ma, abbiamo precedenti fallimentari: Iraq, Afghanistan, Libia e Siria. Qual è la sua opinione in merito?
Se l’Iran non minacciasse di eliminare Israele, non supportasse gruppi per attaccarlo e non arricchisse l’uranio ben oltre il necessario per l’energia civile, non ci troveremmo in questa situazione. Sono responsabili delle proprie decisioni.
L’AIEA non ha dichiarato che l’arricchimento dell’uranio dell’ Iran fosse per un’arma nucleare. Se Israele aveva le prove, poteva coinvolgere la stessa agenzia per l’energia atomica e anche l’Onu, anziché dichiarare un “attacco preventivo” che di fatto non è stato preventivo. Giusto?
Non sono sicuro di cosa intendi.
Quale sarà il ruolo della Cina, o della Russia – da un lato -, e dell’Arabia Saudita, dall’altro, nel conflitto con Teheran?
Russia e Cina potrebbero costringere l’Iran a sedersi al tavolo delle trattative per un accordo nucleare. L’Arabia Saudita potrebbe fungere da mediatore.
Cosa succederebbe se l’Iran chiudesse lo stretto di Hormuz: il passaggio chiave per un quinto del petrolio mondiale?
Ciò avrebbe un impatto molto negativo e significativo sull’economia mondiale. Il Paese più colpito sarebbe la Cina.
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