Attualità

La minaccia Iran agli Usa: il blocco di Hormuz/1

E' uno dei principali obiettivi sui quali l'azione di ritorsione dell'Iran potrebbe appuntarsi

di Angelo Vitale -


Da giorni l’Iran minaccia di infliggere “danni irreparabili” agli Stati Uniti in risposta a un eventuale attacco militare, suggerendo di nutrire un impegno costante a una rappresaglia significativa qualora Donald Trump decida davvero di passare dalla strombazzata approvazione dei piani militari alla discesa reale nel conflitto al fianco di Israele. Ma quale potrebbe essere la portata concreta di una ritorsione nei confronti degli Usa? Da più parti – ne ha fatto cenno pure il New York Times – si ritiene che il regime iraniano scelga di intervenire nello Stretto di Hormuz.

Lo Stretto cruciale

Lo Stretto di Hormuz è uno dei punti più strategici al mondo per il commercio globale di energia e merci, passaggio marittimo stretto circa 33 km nel punto più angusto, ubicato tra l’Iran a nord e Oman ed Emirati Arabi Uniti a sud. Vi passano ogni giorno circa 20-21 milioni di barili di petrolio, un terzo delle forniture mondiali via mare, provenienti da Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti.

Ma pure importanti quantità di gas naturale liquefatto soprattutto dal Qatar verso Europa, Medio Oriente e Asia, con circa 80 milioni di tonnellate annue di Gnl, pari al 20% del commercio globale di gas liquefatto. Un passaggio per 3mila navi al mese, “collo di bottiglia” per l’energia e il commercio mondiale perché non esistono rotte marittime alternative praticabili per l’uscita del petrolio dal Golfo Persico e anche gli oleodotti alternativi (Arabia Saudita, Emirati) hanno capacità limitata rispetto ai volumi che passano per Hormuz.

Da un blocco impatti gravissimi sull’inflazione globale

Il controllo dello stretto è quindi cruciale: l’Iran si trova a nord e potrebbe minacciare o tentare di chiudere il passaggio, mentre a sud ci sono Oman ed Emirati Arabi Uniti, un traffico regolato da accordi tra Iran e Oman per evitare incidenti e rendere stabili i mercati energetici globali: un blocco o interruzione avrebbe impatti immediati sui prezzi del petrolio (potenzialmente fino a 120 dollari al barile) e sull’inflazione globale.

(continua)


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