Esteri

Accordo di associazione Unione europea-Israele: si avvicina il giorno del giudizio

Si attende la valutazione sul rispetto dei diritti umani da parte dello Stato ebraico nella Striscia di Gaza

di Ernesto Ferrante -


Il Consiglio Affari Esteri che si terrà lunedì prossimo a Bruxelles, avrà come punto nodale l’accordo di associazione Ue-Israele, che prevede il rispetto dei diritti umani. Nel Coreper di mercoledì sera, stando a quanto riferito da fonti diplomatiche, il Seae, il Servizio Europeo per l’Azione Esterna guidato dall’Alta Rappresentante Kaja Kallas, non ha presentato agli ambasciatori il testo scritto della valutazione sul rispetto dei diritti umani da parte dello Stato ebraico nella Striscia di Gaza. Una “dimenticanza” non casuale, che certifica le titubanze e gli imbarazzi dei vertici europei.

L’Ue non può più tirarsi indietro

Gli Stati membri quasi al completo hanno chiesto al Seae il documento per poter preparare il Consiglio di lunedì, cosa che il Servizio diplomatico ha promesso di fare entro oggi.

Una volta che sarà messo nero su bianco che Israele viola le premesse dell’accordo di associazione con l’Ue, dopo quasi due anni di guerra, l’Alta Rappresentante Kallas, ultimata la discussione con i ministri, non potrà più trincerarsi dietro i silenzi di comodo, accampando come scusa i limiti del suo ruolo.

Completato questo passaggio, dato che i ministri degli Esteri difficilmente raggiungeranno l’unanimità su questo argomento, la palla passerà al Consiglio Europeo di giovedì prossimo. Toccherà quindi ai capi di Stato affrontare la questione, chiamando il Consiglio Affari Esteri ad adottare tutte le misure necessarie.

A conti fatti, e se tutto dovesse procedere senza ulteriori intoppi, l’Ue avrà impiegato 24 mesi per accertare quello che è quotidianamente sotto gli occhi di tutti, cioè che nella guerra di Gaza e in Cisgiordania i diritti umani vengono sistematicamente violati da Tel Aviv.

Quell’articolo 2 ignorato su Israele

La Commissione ha avuto un comportamento omissivo, evitando a lungo di aprire la valutazione dell’accordo di associazione Ue-Israele alla luce dell’articolo 2, che il predecessore di Kallas, Josep Borrell, ha invocato per mesi e mesi, invano. La Commissione si è mossa solo dopo che una grande maggioranza degli Stati membri si è espressa a favore nel Consiglio Affari Esteri, non avendo più alcun appiglio per poter tergiversare ulteriormente.

Un’altra nota dolente è costituita dalle sanzioni sia contro Hamas che contro i coloni israeliani in Cisgiordania, che attaccano i palestinesi dai loro avamposti. Tutti gli Stati membri, fatta eccezione per l’Ungheria, sono a favore, ma per adottarle serve l’unanimità.

Il dramma di Gaza

A Gaza si continua a morire. Sarebbero almeno 16 i palestinesi uccisi mentre erano in attesa di ricevere aiuti nel centro dell’enclave palestinese. Secondo l’agenzia palestinese Wafa, nella zona di Wadi Gaza, a nord di Nuseirat, si contano circa un centinaio di feriti.

“Quando si parla di fame, in genere, siamo soliti pensare a popolazioni lontane da noi, a qualcosa di teorico. Mai avremmo pensato che ancora oggi, qui tra noi, fossimo costretti a parlare di fame come qualcosa di reale, che tocca la vita della nostra gente. Penso a Gaza, ovviamente, ma non solo. Alle tante situazioni di povertà che il conflitto ha creato e che rende la vita di troppe famiglie estremamente dura”, ha osservato il patriarca di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, celebrando il Corpus Domini nella città santa.


Torna alle notizie in home