Attualità

Dazi, l’accordo Usa-Ue c’è su tutto tranne che sulle tariffe

Dal Ttip a oggi: l'indiscrezione del Wsj rivela le ragioni vere dello scontro tra Washington e Bruxelles

di Giovanni Vasso -


Il Wall Street Journal rivela che l’accordo si avvicina tra Usa e Ue ma che il cuore della questione, quella dei dazi, non sarebbe stato ancora davvero affrontato, men che mai risolto. Intanto il commissario Ue Valdys Dombronskis ribadisce che Bruxelles non è pronta a tutto purché l’accordo si faccia e fissa, anzi ribadisce, che gli standard Ue di sicurezza alimentare non sono mai stati né saranno messi in discussione in nome dell’intesa sulle tariffe né di altro.

L’accordo che c’è e quello che manca

Per il Wsj l’intesa c’è. Sulle questioni (vere) che hanno spinto Trump a tuonare contro Bruxelles in più occasioni. Si comincia dalla vicenda della carbon tax. Formalmente in nome del green, Bruxelles aveva avuto intenzione di caricare, alla frontiera, le importazioni provenienti dagli Stati meno virtuosi in materia di sostenibilità e ambiente. Una misura che, nata per colpire la Cina, ha rischiato di fare malissimo all’America. E su cui The Don s’è sentito in dovere di intervenire, con fin troppa foga. C’è, poi, la vicenda legata al Digital Markets Act, e a tutte le regolamentazioni Ue sul digitale, avversatissime da Big Tech. La Silicon Valley, che in teoria e fino a pochi anni fa avversava Trump, in lui ha trovato il “vendicatore dei torti” che imporrà alla “cattiva” Europa di ammorbidire le sue normative. Manca, però, la questione vera, quella centrale. I dazi ci saranno? In che misura? Per il momento non si sa nulla di specifico, pare che li abbiano lasciati per ultimi. Quello che è certo è che l’accordo tra Usa e Ue è quasi compiuto. Tranne che sui dazi.

Il 9 luglio si avvicina

La data, il termine ultimo. Fissato da Trump per la sospensione dei dazi che scadrà proprio in quel giorno. E a cui l’Ue, come ha più volte ribadito la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, guarda come ultima occasione per risolvere la questione per le vie brevi. Nessuno vuole prolungare oltre le trattative. L’incertezza scatenata sugli scenari geoeconomici mondiali non fa (più) bene a nessuno. A luglio, inoltre, ci sarà per l’Europa l’appuntamento con la Cina. Washington è abbastanza sicura delle posizioni di Bruxelles. Ma non può permettersi un avvicinamento tra il Dragone e l’Ue. Intesa a cui le posizioni di Trump avevano spinto i negoziatori euroasiatici, che già di loro hanno abbastanza lavoro dati i dazi reciproci e la guerra scatenata dall’Ue ben prima che la Casa Bianca imponesse i suoi dazi al resto del mondo.

La sicurezza alimentare

Non è in discussione, dice Valdys Dombrovskis. E sarebbe gravissimo se lo fosse. Al di là delle regolamentazioni fin troppo pignole che sono diventate proverbiale per stigmatizzare la deriva burocratesca avviata ormai da tempo a Bruxelles (ricordate, le polemiche sulla larghezza delle vongole, la lunghezza delle verdure?) il tema è centrale proprio perché solo qualche anno fa, prima che il mondo s’avviasse al Covid e alle crisi che lo stanno trasformando, c’era l’ipotesi di un trattato di libero scambio atlantico tra Usa e Ue. Il Ttip, avversato con ferocia e non solo dai partiti proprio in nome della sicurezza alimentare. Un passo indietro, adesso, sarebbe l’ammissione di un fallimento che nessuno, a Bruxelles, vuole o può ammettere.


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