Oggi il Pride a Budapest: Orbàn (in gonna) minaccia ritorsioni
Gonna, tacchi e bandiera arcobaleno: così è stato raffigurato sui muri di Budapest Viktor Orbàn. A farlo, l’artista di strada Laika lanciando il messaggio “Another Hungary is Possible” (“Un’altra Ungheria è possibile). Ed è il presidente ungherese che si troverà oggi, in casa, pullman provenienti da mezza Europa in occasione del Pride. Pride che è stato messo al bando dal governo, ma che il sindaco di Budapest, Gergely Karacsony, ha deciso comunque di organizzare, nonostante il divieto.
Ha sfidato la polizia, le minacce d’arresto e anche Orbàn, appunto, grazie ad un escamotage, e cioè quello di far organizzare la manifestazione dal Comune. Sufficiente alla buona riuscita? Molto probabilmente no. La legge anti-pride voluta da Orbàn e approvata lo scorso marzo “vieta lo svolgimento di un raduno” che violerebbe la normativa della “legge sulla propaganda” contro la “rappresentazione o promozione dell’omosessualità”. La stella legge – in quanto divieto di manifestazione – prevede l’intervento delle forze dell’ordine, non solo con la presenza sul territorio, ma anche con arresti, uso della forza, riconoscimento facciale e multe che potrebbero sfiorare i 500 euro.
Ribadendo la sua posizione Orbàn ieri ha voluto rimarcare che “il Pride viola la legge” e che ci saranno “conseguenze legali” per partecipanti e organizzatori a Budapest. “La polizia potrebbe interrompere tali eventi, perché ne ha il diritto, ma l’Ungheria è un Paese civile” ha spiegato il premier, che ha allertato anche tutte le ambasciate, spiegando che anche gli stranieri che prenderanno parte al Pride rischiano un anno di carcere. E mentre l’operazione minatoria prosegue, sembrano non esserne (troppo) preoccupati i circa 35mila partecipanti che stanno arrivando anche dall’Italia.
Dal nostro Paese diverse associazioni – come il Roma Pride, Europa Radicale e il Circolo Mieli – prenderanno parte alla “marea arcobaleno” con una delegazione ufficiale, insieme anche a un folto gruppo di rappresentanza della Cgil presente “per scelta necessaria e convinta”. Presenze di spicco anche dal mondo della politica nostrana: dalle pentastellate Alessandra Maiorino e Carolina Morace, passando per Carlo Calenda, fino ai dem Alessandro Zan ed Elly Schlein. Su di loro l’operazione “terrore” di Orbàn non ha fatto effetto. A subirlo invece Ilaria Salis: l’eurodeputata Avs aveva inizialmente dichiarato la volontà di partecipare, ma alla fine ha fatto marcia indietro: il rischio di arresto la tiene a Bruxelles.
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