Cronaca

GRAVI INDIZI DI REATO – Mary Bell: il volto infantile del crimine

di Francesca Petrosillo -


Nel giugno del 1968, la città di Newcastle, in Inghilterra, viene sconvolta da un crimine che lascia senza parole polizia, stampa e opinione pubblica. Una giovane di soli 11 anni, Mary Bell, uccide due bambini: Martin Brown, di quattro anni, e Brian Howe, di tre. La vicenda colpisce non solo per la giovane età delle vittime, ma soprattutto per l’identità dell’assassina.
Ma la storia di Mary Bell inizia ben prima degli omicidi, nata il 26 maggio 1957, Mary cresce in un contesto di estrema povertà e degrado. Sua madre, Betty Bell, era una prostituta che si dice abbia cercato più volte di uccidere la figlia, e secondo numerose testimonianze, l’avrebbe anche costretta a prostituirsi fin dalla prima infanzia.

La prima vittima, Martin Brown, viene trovato senza vita in una casa abbandonata il 25 maggio 1968. Inizialmente, la sua morte sembra un tragico incidente: non ci sono segni evidenti di violenza e l’ipotesi dell’asfissia accidentale pare plausibile. Tuttavia, il mistero si infittisce, quando un asilo della zona viene vandalizzato con frasi inquietanti come “noi abbiamo ucciso il bambino”. Gli autori del gesto restano ignoti fino all’arresto di Mary Bell e della sua amica e complice, Norma Bell, sua vicina di casa con la quale non c’è nessuna parentela.
Mesi dopo, il 31 luglio, Mary colpisce ancora: attira la sua seconda vittima, il piccolo Brian Howe, in un campo desolato. Qui, lo strangola e, insieme a Norma, con delle forbici gli incide una “M” sull’addome, una macabra firma.

Durante le indagini, la polizia nota l’insolita presenza di Mary vicino ai luoghi dei crimini. La bambina mostra un interesse troppo morboso per i dettagli degli omicidi e fa domande ai detective. È lei, infine, a fornire un’informazione chiave sul corpo di Brian, un dettaglio che solo l’assassina può conoscere.

L’arresto avviene pochi giorni dopo e la stampa si getta sul caso con un fervore quasi isterico. L’opinione pubblica si divide: chi grida al mostro e chi cerca spiegazioni nel passato traumatico di Mary.
Durante il processo, Norma Bell viene assolta per insufficienza di prove, mentre Mary viene riconosciuta colpevole di omicidio colposo, non premeditato, poiché il tribunale la ritiene incapace di intendere e di volere. Viene condannata a tempo indeterminato e rinchiusa in un centro di detenzione giovanile. A 23 anni viene rilasciata e ottiene una nuova identità, protetta dalla legge per favorire il reinserimento.
Oggi Mary Bell vive nell’ombra e con una figlia. Il suo caso non è solo cronaca nera, ma uno specchio oscuro che riflette le lacune della società, della giustizia, e soprattutto dell’infanzia negata.


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