Il turismo si conferma un’eccellenza ma, soprattutto, un punto cardine dell’economia italiana, Bankitalia, in un’indagine sul turismo internazionale pubblicata ieri, ha svelato che, in termini di surplus commerciale, la bilancia italiana pende tutta da un lato. Quello che ha portato nel 2024, al nostro Paese, un sopravanzo nei pagamenti, rispetto all’estero, pari a ben 21,2 miliardi di euro e, quindi, a un intero punto di Pil. Ciò accade, secondo quanto riferiscono gli economisti di Palazzo Koch, perché la spesa dei viaggiatori e turisti stranieri nel nostro Paese è salita del 5% e del 4 per cento, rispettivamente, in termini nominali e reali superando i 54 miliardi di euro. Quella degli italiani che, invece, preferiscono andare all’estero per passare le loro vacanze è salita ma con un’intensità minore attestandosi al +4% in termini nominali e a un aumento dello 0,9% in termini reali.
I tedeschi si confermano innamoratissimi dell’Italia e, insieme agli spagnoli, si confermano tra i top spender per il turismo italiano. Di americani, invece, ne sembrano arrivare sempre meno. Poco male, giurano da Bankitalia: ci sono i canadesi a supplire e, anzi, a rispedire in orbita gli indicatori turistici anche, o forse soprattutto, in termini di spesa. Tra le mete più ambite dagli stranieri si confermano le città d’arte e le attrazioni culturali. Il trend, però, quest’anno è destinato a confermarsi. E, forse, addirittura a restituire al sistema economico del Paese dati ancora più strabilianti di quelli registratisi l’anno scorso. Sulla base delle cifre provvisorie relative al primo trimestre 2025, l’avanzo della bilancia turistica è stato superiore del 15 per cento rispetto a quello dello stesso trimestre dell’anno precedente, con una crescita della spesa dei turisti stranieri in Italia pari al 6,4 per cento.
I dati Bankitalia fanno esultare il ministro al Turismo Daniela Santanché secondo cui i numeri di Palazzo Koch “indicano un segnale forte che premia il lavoro di imprenditori e operatori del settore e le politiche e la strategia di promozione messe in campo dal ministero per valorizzare l’Italia come destinazione culturale, esperienziale e sostenibile”. Ma non basta perché Santanché spiega gli aumenti della spesa come una testimonianza dell’accresciuta offerta, e qualità, dei servizi: “Il +5 per cento in termini nominali della spesa turistica estera, in particolare, è un dato ancora più significativo se pensiamo alla normalizzazione dei flussi post-pandemia: i turisti spendono di più, e questo è indice di un turismo di qualità che genera valore reale sui territori, riconfermando che non dobbiamo più contare solo le presenze, ma le risorse che i visitatori lasciano, rafforzando il tessuto economico locale”. La sinergia tra turismo e altre attività economiche è rappresentata, tra le altre cose, anche dall’alleanza tra bellezza dei luoghi e gusto. In pratica dal turismo enogastronomico che, per Coldiretti, vale oggi ben 2,3 miliardi di euro e funge da volano per le esportazioni (e dunque gli affari) di tutto l’agroalimentare italiano. Che punta, anche quest’anno, al colpaccio negli Stati Uniti. E a farlo nonostante la mannaia incombente dei dazi. L’obiettivo che si è data l’organizzazione dei produttori insieme a Filiera Italia, difatti, è quello di fare affari negli States per (almeno) nove miliardi di dollari. L’analisi è arrivata al Fancy Food di New York durante un incontro organizzato, nel fine settimana, nel Padiglione Italia della filiera dedicata al cibo di qualità. I dati emersi insieme a quelli sul turismo, specialmente se confrontati con quelli Bankitalia, restituiscono l’importanza della missione: la crescita dell’export italiano dell’agroalimentare negli Usa, durante il primo mese di tariffe e barriere doganali, è rallentata e pure assai attestandosi solo al +1,3% mentre, un anno fa, cresceva a doppia cifra (+28,7%). La speranza di portare a casa un buon risultato, però, non si infrange contro le politiche doganali di Donald Trump e, adesso, gli agricoltori sperano nell’effetto scorte. O meglio nella riduzione degli stock e nella necessità dei rivenditori americani di tornare ad acquistare beni bramati dal mercato a stelle e strisce. Prodotti di alta qualità, come quelli a cui proprio i turisti americani che vengono a passare le vacanze nel Bel Paese si dimostrano più sensibili degli altri.