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Catanzaro, liste d’attesa “privatizzate”: arrestato il primario

Ai domiciliari il dottor Vincenzo Scorcia e una segretaria di studio privato. Dodici gli indagati totali

di Claudia Mari -

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Una gestione illegale e privatistica delle liste d’attesa nel reparto di Oculistica dell’Azienda ospedaliero-universitaria Renato Dulbecco di Catanzaro: è questa l’accusa al centro dell’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari il primario Vincenzo Scorcia, 48 anni, e Maria Battaglia, 50 anni, segretaria di uno studio medico privato.

I due sono ritenuti componenti di una presunta associazione a delinquere, insieme ad altri 10 indagati. Le ipotesi di reato sono numerose: peculato, concussione, truffa aggravata, interruzione di pubblico servizio, e per il medico anche falsità ideologica e autoriciclaggio.

Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Catanzaro, il reparto di Oculistica sarebbe stato trasformato in un vero e proprio circuito sanitario parallelo, dove i pazienti pagavano visite in studi privati per poi ottenere corsie preferenziali negli interventi chirurgici eseguiti presso l’ospedale pubblico.

In particolare, alcuni medici – secondo l’accusa – avrebbero operato su pazienti già visitati privatamente, garantendo loro un accesso privilegiato rispetto a chi seguiva le normali procedure del Servizio Sanitario Nazionale. In questo modo, veniva bypassata la lista d’attesa pubblica, alimentando un sistema irregolare, ma mascherato da legittimo.

Catanzaro, oltre le liste d’attesa:“Costretti a pagare per essere operati”

Dalle indagini emerge anche un elemento di particolare gravità: secondo la Procura di Catanzaro, in numerosi casi i pazienti, a causa della gravità della propria condizione clinica, si sarebbero trovati in uno stato di “costrizione psicologica”, tale da indurli a pagare privatamente il medico pur di ottenere l’intervento chirurgico in tempi rapidi.

Il sistema, spiegano gli inquirenti, ha portato alla “privatizzazione” di fatto del reparto pubblico, con gravi ricadute sulla qualità e l’equità del servizio. La conseguenza più immediata è stata un aumento dei tempi di attesa per chi cercava di accedere alle cure in modo regolare.

Nel corso dell’operazione, la Guardia di Finanza ha eseguito sequestri preventivi per un valore complessivo di 984.762,23 euro, nei confronti di cinque indagati. La cifra corrisponde – secondo gli investigatori – al profitto illecito ricavato dalle attività contestate.

Ulteriore anomalia riguarda cinque medici che, pur avendo optato per il regime di esclusività con la struttura pubblica, percependo quindi appositi compensi per rinunciare a incarichi esterni, avrebbero continuato a esercitare in cliniche private, alcune delle quali convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale. Il danno economico, precisano gli inquirenti, ha colpito sia l’Azienda ospedaliero-universitaria, sia l’Università Magna Graecia di Catanzaro.


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