“Serve un provvedimento contro l’emergenza carceraria”. Intervista a Roberto Giachetti
“Il Presidente Mattarella non perde mai occasione per mettere in rilievo le criticità relative all’universo carcerario. Anche La Russa quando ha ripreso la mia proposta sulla liberazione anticipata ha dimostrato di avere perfettamente chiaro che un conto è parlare a livello strutturale del tema delle carceri, che secondo l’attuale maggioranza va dall’utilizzo delle caserme, alla ristrutturazione dei penitenziari, alla costruzione di nuovi istituti, altro conto è concentrarsi sull’emergenza che, ovviamente, con il caldo estivo diventa una tragedia”. È quanto pensa il deputato di Italia viva Roberto Giachetti, da sempre attento ai temi dei diritti, della giustizia e, in particolare, alle problematiche legate alle carceri, che L’identità ha intervistato all’indomani dell’ennesimo monito del Capo dello Stato sull’emergenza carceraria. È sua la più recente iniziativa parlamentare sulla liberazione anticipata con la quale, ci spiega, ha “semplicemente proposto di fare ciò che si fece con la legge Gozzini, che aumentò, dai 20 previsti precedentemente, a 45 i giorni di premialità ogni 6 mesi per i detenuti che si comportano in modo virtuoso, cioè che partecipino alla vita carceraria in modo positivo. Questa è la legge attualmente in vigore e la mia proposta per affrontare l’emergenza è di aumentare i giorni di premialità a 75. Anche quando ci fu la sentenza Torreggiani non fu fatto un indulto o un’amnistia, ma si diede seguito a una liberazione anticipata speciale attraverso una legge ad hoc con una retroattività di 3-4 anni che prevedeva l’aumento della premialità da 45 a 75 giorni per togliere un po’ di gente dalle carceri dopo la condanna della Cedu. Durante il Covid, a causa delle enormi criticità che si crearono nei penitenziari, il ministro Bonafede fece una cosa simile per fare uscire un po’ di gente, addirittura i detenuti al 41 bis. Dopodiché non è stato fatto più assolutamente nulla”.
Può mai essere che quando si fa riferimento alle carceri si deve necessariamente parlare di emergenza?
“L’emergenza carceraria comporta tutta una serie di gravi problematiche, a partire dai suicidi, il cui numero lo scorso anno ha segnato un record e nel 2025 questo record sarà addirittura superato. E i suicidi sono solo la punta dell’iceberg, poi ci sono gli atti di autolesionismo, le morti borderline, quelle per le quali ancora si deve stabilire se i decessi sono avvenuti per suicidio o per malattia. Insomma, l’emergenza riguarda tutta una serie di fenomeni che rendono la vita nelle carceri disperata e indegna. Il sovraffollamento carcerario e, al contempo, la carenza di organico di Polizia penitenziaria sono un mix micidiale. Senza un numero adeguato di personale anche l’ora d’aria è a rischio. Oltretutto, il sovrappopolamento non manda in crisi solo i detenuti, ma anche gli educatori, gli psicologi, i volontari. Paradossalmente il problema riguarda anche i giudici di sorveglianza, perché i detenuti presentano le istanze per la liberazione anticipata e in alcuni casi le risposte arrivano quando sono già usciti. In questo contesto domina l’ipocrisia, perché dalla sentenza Torreggiani molti detenuti hanno iniziato a non fare più ricorsi alla Cedu, ma direttamente ai giudici di sorveglianza per detenzione in condizioni disumane e degradanti. Sono 4 mila i detenuti ai quali nel solo 2023 i giudici di sorveglianza, non potendo liquidare un danno dal punto di vista economico, hanno accordato dei giorni di sconto della pena. Sostanzialmente una condanna dello Stato che si pone fuori legge”.
Il ministro della Giustizia ha prospettato delle soluzioni per contrastare l’emergenza carceraria dopo il nuovo intervento del Presidente Mattarella.
“La risposta che ha dato Nordio è irritante, ridicola. A proposito del tema della custodia cautelare, continuano a parlarne, ma non c’è una proposta all’ordine del giorno. Ma al di là di questo, già un anno fa, quando hanno affossato la mia legge sulla liberazione anticipata speciale, era stato detto che bisogna lavorare sulla custodia cautelare, prevedere percorsi particolari per i detenuti tossicodipendenti e fare in modo che gli stranieri scontino la pena nei paesi di origine. Nordio ha semplicemente ripetuto le stesse cose di un anno fa, senza aver fatto assolutamente nulla nel frattempo. Oltretutto, tutte queste cose richiedono tempo. Non è che fatta la legge sulla custodia cautelare chi è in regime di detenzione preventiva esce dal carcere, semmai non ne entrano altri. Inoltre, c’è una piccola contraddizione: parlano della custodia cautelare ma poi fanno un decreto legge dietro l’altro con nuovi reati e aumenti di pena. Invece di toglierle gente dalla galera ce la sbattono, anche con motivazioni assurde”.
Il governo lavora anche sul fronte dell’edilizia carceraria. Può essere una soluzione?
“Il governo ha creato la figura di un commissario alle carceri che non ha fatto assolutamente nulla, è una poltrona con uno stipendio e che non ha fatto nulla. Anche perché obiettivamente la politica della costruzione delle nuove carceri non è attuabile in cinque minuti e sul tema dell’emergenza carceraria non ha fatto nulla lui e non ha fatto nulla il governo. D’Altronde questa maggioranza non è riuscita a fare neanche una cosa a costo zero come la Giornata Enzo Tortora in nome delle vittime degli errori giudiziari”.
Perché secondo lei?
“Il problema vero è un’ideologia rispetto alla quale i partiti di governo non riescono a fare mezzo passo in avanti neanche di fronte al dramma delle morti che si consumano in carcere, alle denunce che sono arrivate da Papa Francesco, dal Presidente della Repubblica, da tutti i garanti. Tutti gli dicono che, se non si vuole fare un indulto o un’amnistia, un provvedimento che alleggerisca la pressione nelle carceri va comunque fatto e loro continuano a cincischiare, non gliene frega assolutamente nulla. L’unica cosa che sono stati in grado di fare è creare i reparti speciali antisommossa della Polizia Penitenziaria, perché io rimango convinto che il loro spirito sia quello di lasciare che esploda questa situazione, per poi intervenire con un’operazione repressiva. La volontà è quella di dare una risposta securitaria che è molto più incline alle loro corde”.
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