Intervista a Menotti Lerro: “Empatici si nasce, ma va coltivata l’attitudine”
Poeta, scrittore e saggista. Il suo ultimo libro si intitola: “L’empatismo.”
di ELSE BLOOM
Menotti Lerro è poeta, scrittore e saggista. Il suo ultimo libro, appena pubblicato dalla casa editrice Armando Curcio Editore, ha un titolo che fa molto pensare visti i tempi bui: “L’EMPATISMO.”
Un testo scritto con l’illustre psicoterapeuta Maria Rita Parsi. Attualmente Menotti Lerro vive e lavora a Edimburgo e continua a scrivere con energia i suoi potenti libri.
In quale momento ha compreso che la scrittura le avrebbe fatto scoprire nuovi mondi?
“Da bambino, quando nostro padre (Pietro Lerro da Omignano Cilento, fine artigiano e persona di gran cuore) ci ripeteva i versi vicino al focolare. Le immagini e le sensazioni che si accendevano in me mi portavano lontano da quel fumo tetro e capivo che uomini straordinari avevano un giorno inventato quelle parole così profonde che ora mi persuadevano e incantavano l’animo”.
Qual è il primo verso che ha scritto?
“’Nella stanza in ombra per tre quarti mi trovo ancora vicino ai ceppi incerti’. Inizia così il componimento scritto nei miei sedici anni, quando mi resi conto che avrei voluto fermare i pensieri in qualche modo per non perderne memoria. Per me la soluzione fu la carta e da allora non l’ho più abbandonata. Volevo che qualcuno sapesse, capisse, empatizzasse con i miei versi…”
Lei è il fondatore del Movimento Empatico, nomi illustri ne fanno parte. Ha pubblicato per Armando Curcio Editore, con la psicoterapeuta, psicopedagogista e scrittrice Maria Rita Parsi, il libro straordinario “L’Empatismo”. Cosa può raccontarci dell’Empatia?
“Credo che empatici si nasca (così come poeti) – influenzati chiaramente dall’ambiente primario – ma bisogna coltivare l’attitudine per poterla irrobustire e non lasciare che la corruzione della società ci forgi nel male, come mi sembra succedere troppo spesso ormai. La mia scrittura ha sempre cercato l’altro, la sua verità complessa, la sua bellezza, così come ha ricercato le luci che percepivo riverberarmi dentro come lumini e lampi sfavillanti nelle notti di tempesta”.
Viviamo in un mondo più impoetico o empatico?
“È un mondo con pochissima poesia e pochissima empatia (tra l’altro ogni “vera” poesia è sempre Empatica, opponendosi a quella Narcisistica che va per la maggiore oggigiorno). Vedo in giro innumerevoli, insignificanti “scrittori” che nutrono quasi esclusivamente il proprio ego smisurato e cercano con incredibile prepotenza di affermare se stessi a discapito dei veri poeti che il mondo propone, i quali, tra l’altro, proprio perché anime pure non scendono quasi mai nel fango della battaglia, facendosi parzialmente schiacciare. La critica estetica dovrebbe intervenire, ma ormai anche i critici sono pochi e in tantissimi corrotti e in cattiva fede. Un disastro per certi aspetti. Ecco perché nelle librerie non ci sono più i poeti… Il lettore è disilluso… Trova solo pochi nomi e nuovi bamboccioni raccomandati sugli scaffali”.
Quali sono i suoi Maestri?
“Se chiudo gli occhi, i primi volti che mi appaiono sono quelli di Maria Teresa Chialant, Alessandro Serpieri, Giorgio Bàrberi Squarotti, Remo Bodei, Giuseppe Gentile, Angelo Cardillo. Come poeta dico Giampiero Neri, a cui sono stato legato da una profonda amicizia e al quale dedicai la mia tesi di Laurea in Lettere”.
Vive a Edimburgo. Nota delle differenze significative tra Italia e Scozia?
“Edimburgo rappresenta intelligenza, cultura, organizzazione civica, onestà intellettuale. L’Italia è totalmente allo sbando, purtroppo. La corruzione si è insinuata in tutto. Non conosco ambito societario che agisce secondo ampi criteri di onestà e legalità. Perfino chi propugna la legalità è spesso corrotto… Personalmente ho sempre cercato di oppormi a tutto questo, tentando di migliorare gli ambiti in cui mi trovavo volta per volta a vivere. Ma ho conosciuto quasi esclusivamente cattiveria e rabbia di gente gretta e miserevole che spero di non rivedere mai più. Sebbene la mia casa e i miei veri affetti sono lì e dunque mi toccherà – ahimè – ancora rivedere molti soggetti deprecabili”.
Quando ha pianto l’ultima volta? E quando invece ha riso l’ultima volta?
“Una volta l’amico poeta e Maestro Roberto Carifi scrisse: ’Menotti Lerro ha nel cuore un pianto, un pianto acuto e sottile che lo accompagna, che gli fa compagnia e che di punto in bianco si tramuta in riso. La poetica di Lerro consiste in questo, riso e pianto, e in mezzo c’è l’orrore sordo, senza parole, che si interroga come si interroga il silenzio, al quale ci si rivolge come alla morte’. Carifi aveva ragione: in me c’è sempre riso e pianto al contempo. Sono, per essere chiaro, sempre stato felice ed entusiasta di me stesso, della mia personalità, del mio sentire, ma ho sempre pianto la grigia umanità che percepivo intorno a me”.
Ha un nuovo libro in cantiere?
“Sì, una nuova raccolta di versi. La poesia mi accompagna sempre ovunque io sia qualsiasi cosa mi accada”.
Tra le tante cose che fa, risalta il prezioso Cilento International Poetry Prize, lo farà l’anno prossimo?
“Il Premio Internazionale Cilento Poesia brilla già nella storia come uno dei maggiori Premi per i versi (e le Arti tout court) di sempre. Non essendo un premio corrotto ha attirato su di sé anche molte invidie e desideri di toglierlo da mezzo. Questo è avvenuto già dopo la prima edizione che si tenne a Salento ’Paese della Poesia’, ma con fermezza, visione e tenacia, l’ho fatto durare per altre nove edizioni. Ma adesso credo di voler concentrare le mie energie su altro. La ’politica’ del Cilento mi ha francamente annoiato. Se un giorno individuerò dei politici illuminati e volenterosi forse lo riproporrò, altrimenti resti pure nel ricordo più felice della Poesia”.
Professore di Lingue e Letterature Straniere, poeta, scrittore, drammaturgo, saggista. Cosa scriverebbe sulla sua carta d’identità se dovesse sintetizzare il suo percorso in una sola parola?
“Niente”.
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