Albatross, il film che riscopre il giornalista Almerigo Grilz
A Roma la première del film dedicato al giornalista caduto in Mozambico nel 1987
“Oggi celebriamo un ostinato ricercatore della verità, un fotoreporter che vendeva i suoi servizi al mondo e un patriota coraggioso” ha detto Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera. Il 30 giugno è stato presentato in anteprima a Roma Albatross, il biopic diretto da Giulio Base dedicato ad Almerigo Grilz, il primo giornalista italiano caduto in guerra dopo il 1945. Distribuito da Eagle Pictures dal 3 luglio, il film ripercorre la vita di un uomo che ha scelto la verità pura, documentando senza veli i conflitti più dimenticati.
Almerigo Grilz morì facendo il suo mestiere. Era il 19 maggio 1987, in Mozambico. Una raffica lo colpì mentre documentava uno scontro tra truppe governative e guerriglieri della Renamo. Aveva 34 anni, una telecamera in mano, e il coraggio di raccontare un conflitto dimenticato. Fu il primo giornalista italiano caduto in combattimento dopo la Seconda guerra mondiale. Eppure, a Trieste, l’Ordine dei Giornalisti non ha mai voluto affiggere una lapide in suo ricordo. Troppo “di destra”, troppo fuori dai canoni ideologici. A questa ferita si ispira il film Albatross, una produzione One More Pictures con Rai Cinema, realizzato anche grazie al Fondo per il Cinema del MiC, Apulia Film Commission e Friuli Venezia Giulia Film Commission.
La produzione mette in scena con profondità storica e umana la figura di Grilz, interpretata da Francesco Centorame, insieme a un cast che include i convincenti interpreti di Fausto Biloslavo e Gian Micalessin. “Non ci nascondevamo negli alberghi. Andavamo in trincea, con la telecamera tra le mani. Le guerre non hanno buoni o cattivi, solo storie vere” ha detto Gian Micalessin. Il film è un racconto appassionato, con qualche licenza, che però restituisce lo spirito di quegli italiani “pazzi” che hanno lanciato la loro gioventù sui fronti di guerra, spesso ignorati: Medio Oriente, Asia, Africa, Balcani. Un’opera che non fa sconti, nemmeno all’ambiente giornalistico, e che ha già generato reazioni dure, ancora prima di uscire. Al suo fianco, nel mondo reale, rimangono Fausto Biloslavo e Gian Micalessin, compagni e cofondatori con lui dell’Albatross Press Agency. Non giornalisti imboscati, ma corrispondenti che “non restano negli alberghi a 5 stelle per le troupe inviate”, bensì rischiano la vita, sempre sul campo, seguendo lo spirito tracciato da Grilz. Dopo la sua tragica morte, i due hanno avviato la Missione Mozambico, con l’obiettivo di posare una targa sulla tomba di Almerigo, sotto l’albero dove venne colpito a testimonianza concreta di memoria. Alla cerimonia per la posa della lapide in Mozambico, erano presenti due rappresentanti in alta uniforme delle fazioni Renamo e Frelimo, ex nemici, entrambi si inchinarono davanti a lui come a un fratello, a sottolineare la profonda stima che Almerigo aveva conquistato, tanto da considerarlo “uno di loro”. Una scena che in Italia sarebbe impensabile.
Almerigo Grilz, una lezione di vita ancora attuale
Almerigo non è l’unico. Anche oggi troppi reporter muoiono per documentare conflitti in terre lontane, invisibili. Ma il suo esempio resta unico: senza partito, senza padrini, con un biglietto aereo e una videocamera, raccontava ciò che gli altri non volevano vedere. Una scena clou del film mostra una rissa tra Grilz e militanti politici di sinistra. Il reale avvenimento risale al 1983, in un corteo per ricordare Paolo Di Nella: Grilz fu accerchiato da sostenitori della destra, sospettato di essere un infiltrato. A fermare l’aggressione intervenne Fabio Rampelli, oggi vicepresidente della Camera: “Lui è un nostro reporter!”. Un episodio che testimonia quanto prima di tutti Grilz avesse intuito l’importanza del reportage “dal basso”, molto prima dell’era dei social. Nonostante i suoi meriti, Grilz è stato escluso dal monumento ai caduti dell’Ordine dei Giornalisti di Trieste. Il produttore Luca Lanza ha commentato: “Almerigo è un personaggio scomodo. A Trieste qualcuno ha tentato di cancellarlo. Questo film è un gesto di resistenza”. Il regista Giulio Base ha raccontato le difficoltà incontrate: “Una parte della troupe si è rifiutata di girare. Ma era necessario farlo”.
In sala, tra i presenti, chi lo ha conosciuto davvero e ha visto sé stesso in quelle immagini: Gian Micalessin, Fausto Biloslavo. Assente Laura, la vera fidanzata di Grilz, sua compagna di vita, rimossa dalla sceneggiatura a favore di un personaggio inventato — che non ha mai sposato un giornalista di sinistra, come erroneamente suggerito da una versione romanzata del film — è amministratrice del gruppo Facebook “In ricordo di Almerigo Grilz”, dove porta avanti la sua memoria tra ricordi e documenti. Durante la serata, sono scese vere lacrime di commozione, segno di quanto viva sia ancora la memoria di Almerigo. “È come se li avessero conosciuti davvero”, ha detto una spettatrice commossa. “Questi attori hanno dato voce a una generazione dimenticata”.
L’interpretazione del cast è uno dei punti forti del film, soprattutto quella dei giovani attori che interpretano Fausto e Gian. Pur con differenze fisiche, hanno catturato in pieno il carattere e l’empatia che legava quei uomini, fratelli di missione e amicizia. Francesco Centorame, nel ruolo di Almerigo, trasmette con intensità la voglia incredibile di vivere e lo spirito ribelle che lo animava, facendo sentire lo spettatore come se li avesse davvero conosciuti. Alla première romana erano presenti numerose autorità e figure istituzionali: il ministro della Cultura Alessandro Giuli, i sottosegretari Gianmarco Mazzi e Lucia Borgonzoni, il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, Francesco Filini capogruppo della Commissione Vigilanza Rai, Sara Kelany, deputata e componente della Commissione Esteri, Nicola Prcaccini dal Parlamento Europeo e Federico Mollicone, che ha consegnato il Premio Grilz alla Memoria. Presente anche la Rai, che ha sostenuto con convinzione il progetto, con, l’AD Giampaolo Rossi e il direttore intrattenimento Angelo Mellone.
Nel film Giulio Base sembra interpretare perfettamente un Paolo Berizzi, che ancora oggi scrive su X: “Saluti romani a Trieste per ricordare il camerata Almerigo Grilz: presente anche FdI con un assessore regionale.Grilz ha fatto parte dell’organizzazione eversiva Avanguardia Nazionale. In queste vecchie foto eccolo in piazza, bastone in mano”.
Ancora oggi “la verità storica è piegabile alla propaganda”. Il film cita perfettamente Almerigo Grilz, collaboratore del Sunday Times e Channel Four in Inghilterra, della NBC negli USA e di tante riviste e TV europee che doveva vendere i suoi servizi con uno pseudonimo per evitare censure legate alla sua passata militanza politica. Almerigo Grilz è morto per raccontare. E oggi, nonostante i silenzi, le omissioni, le ipocrisie di molti suoi ex colleghi, è ancora qui. Ora ci aspettiamo che al coraggio della produzione segua una distribuzione altrettanto coraggiosa. Perché davanti a questa storia ciascuno deve scegliere: restare spettatore o diventare testimone di verità che non si può ignorare. Almerigo per sempre, nonostante loro.
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