Cronaca

Orrore in Messico: 20 corpi ritrovati a Culiacán, i narcos tornano a terrorizzare

Torna l'orrore lungo le strade di Culiacán in Messico, nello stato di Sinaloa, cuore storico del cartello più potente del Paese

di Gianluca Pascutti -


Culiacán, Sinaloa (Messico) – L’orrore è tornato ad affacciarsi con violenza brutale lungo le strade del Messico. Lunedì mattina 30 giugno, le autorità hanno scoperto venti corpi nei pressi di un ponte a Culiacán, nello stato di Sinaloa, cuore storico del cartello più potente del Paese. Tra questi, quattro cadaveri decapitati sono stati trovati appesi per i piedi sotto un cavalcavia, mentre le teste erano state collocate in un sacco di plastica abbandonato poco distante.

La firma del terrore

Come spesso accade nei crimini dei cartelli, la scena era accompagnata da narcomantas – lenzuoli con messaggi minacciosi – che attribuiscono la responsabilità della mattanza a una delle fazioni interne del Cartello di Sinaloa, attualmente diviso in un sanguinoso conflitto intestino.

Altri 16 corpi, molti dei quali con ferite da arma da fuoco e segni evidenti di tortura, sono stati trovati stipati in un furgone abbandonato nei pressi del ponte. Uno di essi era decapitato, aumentando la brutalità già insostenibile dell’accaduto.

Faida interna al Cartello di Sinaloa

Secondo fonti investigative locali e internazionali, la strage sarebbe da collegare allo scontro tra i “Chapitos” – figli di Joaquín “El Chapo” Guzmán – e i “Mayitos”, fazione fedele a Ismael “El Mayo” Zambada, storico capo del cartello. La tensione tra i due gruppi è esplosa nel marzo 2024, quando un membro dei Mayitos fu rapito e consegnato alle autorità statunitensi dai rivali.

Da allora, la città di Culiacán è diventata il campo di battaglia di una guerra invisibile e spietata, in cui la popolazione civile è ostaggio del terrore.

Sinaloa è in pieno stato d’allerta, ma stiamo lavorando per ristabilire la pace,” ha dichiarato Feliciano Castro, portavoce del governo statale. “L’esercito e la Guardia Nazionale sono stati schierati in modo massiccio per impedire ulteriori episodi di violenza.

Tattiche di terrore e simboli di controllo

L’utilizzo di corpi appesi ai ponti, spesso decapitati, è una tattica consolidata dei cartelli per inviare messaggi intimidatori sia ai nemici che allo Stato. Questi atti non sono solo esecuzioni, ma veri e propri rituali di dominio, spettacolarizzati per esercitare terrore e silenziare la popolazione.

L’intensificarsi della violenza in queste settimane suggerisce che il conflitto tra le fazioni non è più sotterraneo, ma si è trasformato in una guerra aperta per il controllo dei territori e delle rotte del narcotraffico.

Una nazione sotto scacco

Il Messico continua a pagare il prezzo altissimo del narcotraffico, dove anche le zone storicamente più controllate stanno sfuggendo al controllo delle istituzioni. Sinaloa, culla dei boss e simbolo della potenza criminale messicana, si ritrova nuovamente al centro dell’inferno.


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