Attualità

I nuovi obiettivi Ue sulle emissioni fanno arrabbiare pure i sindacati

di Giovanni Vasso -


L’industria non ne può più del green ma l’Ue non solo non molla ma sulle emissioni addirittura rilancia: spunta l’emendamento della Commissione alla European Climate Law che vorrebbe portare l’abbattimento delle emissioni, entro il 2040, al 90% rispetto al parametro medio del 1990. Una mossa che, in pratica, rende ancora più stringente il percorso green. E che fa arrabbiare tutti, persino i sindacati, almeno quelli europei, che non esitano a definire “irresponsabili” i nuovi target perché assunti in assenza di qualsivoglia piano industriale. Ma la Commissione ritiene di aver fornito abbastanza flessibilità agli Stati nazionali. Attraverso tre strumenti: i crediti internazionali di carbonio (utilizzabili fino al 3%) dal 2036, la possibilità di usare nel sistema di compravendita tra gli Ets non solo le riduzioni ma anche le “rimozioni” di carbonio, la possibilità di compensazioni intersettoriali. Von der Leyen esulta: “I cittadini europei, sempre più sensibili all’impatto dei cambiamenti climatici, si aspettano che l’Europa agisca. L’industria e gli investitori si aspettano che stabiliamo una direzione di marcia prevedibile. Oggi dimostriamo di essere fermamente convinti del nostro impegno a decarbonizzare l’economia europea entro il 2050. L’obiettivo è chiaro, il percorso è pragmatico e realistico”. Peccato, però, che la mossa green dell’Ue non piaccia a nessuno. Neanche ai sindacati. Al punto che l’Etuc, la confederazione europea dei sindacati di cui fanno parte anche le italiane Cgil, Cisl e Uil, ha bocciato senz’appello la proposta della Commissione: “Nel mezzo di una crisi per l’industria europea che costa circa 500 posti di lavoro al giorno – ha tuonato Esther Lynch, segretaria generale della Confederazione – è estremamente irresponsabile fissare un obiettivo più elevato senza un piano per le sue conseguenze sulle nostre industrie, sulla sua forza lavoro e sulle loro comunità”. Lynch ha rimarcato che “la recente rivelazione che l’Europa sta raggiungendo i suoi obiettivi climatici attraverso la deindustrializzazione avrebbe dovuto dimostrare alla Commissione che l’ambizione non può essere misurata solo in termini di riduzione delle emissioni”. Gli industriali siderurgici europei di Eurofer sono allibiti: “Per tagliare le emissioni climalteranti del 90% entro il 2040, rispetto ai livelli del 1990, occorrerebbe una vera rivoluzione industriale, con la decarbonizzazione totale di interi settori da fare in soli quindici anni: non ci sono le condizioni”. E ancora: “Manca un business case valido per la transizione, l’Ue deve attuare, per consentirla, il piano d’azione per l’acciaio garantendo una protezione commerciale efficace contro la sovraccapacità globale l’accesso a energia e rottami a basse emissioni di carbonio competitivi a livello internazionale e un Cbam a tenuta stagna”.


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