Attualità

“Mare e Vitovska”, la magia del Carso. Il vino identitario che sfida i confini

“Il vino di qualità oltre che un fattore identitario, è un traino per il turismo”

di Laura Tecce -


Soffia il vento della bora tra le rocce carsiche e si insinua tra le vigne di Vitovska, un vino bianco autoctono che racconta, più di ogni parola, l’anima “ruvida” e autentica del Carso. Tra Friuli-Venezia Giulia e Slovenia, questa terra di confine non smette di sorprendere con la sua forza ancestrale e con le sue tradizioni, grazie anche all’evento enogastronomico “Mare e Vitovska in Morje”, l’appuntamento annuale con il vitigno autoctono più celebre del Carso triestino, goriziano e sloveno, organizzato dall’associazione dei viticoltori del Carso-Kras in collaborazione con i ristoranti della zona, nell’esclusiva location del castello di Duino.

Una celebrazione collettiva del territorio, del vino e della libertà culturale. Vitovska è un’uva antica, resistente, capace di crescere dove tutto sembra ostile. Ricca di salinità, dona un vino secco, minerale, elegante, con sentori di erbe spontanee, salsedine e pietra focaia. È un vino che non fa sconti, come il territorio da cui nasce: carsico, roccioso, magro, ma profondamente vivo. Non è un vino “facile”, ma chi lo incontra non lo dimentica.

Ogni anno, in estate – quest’edizione si è svolta il 27 e 28 giugno – i viticoltori del Carso si riuniscono per dare vita a una manifestazione che coniuga visite alle suggestive cantine scavate nella millenaria roccia carsica, dove l’umidità e la temperatura costante conferiscono al vino la sua unicità e degustazioni di prodotti tipici del Carso – vini, formaggi, salumi, dolci, miele e olio extravergine – all’interno dei giardini del castello a picco sul mare.

Tra i protagonisti dell’evento nomi storici come Škerk e Zidarich, solo per citarne alcuni produttori, tutti accomunati da una visione da una visione: rispettare il tempo della vite, valorizzare il lavoro manuale, usare solo lieviti indigeni, ridurre al minimo gli interventi in cantina. Vitovska per loro non è solo vino, ma linguaggio comune. Alcuni la vinificano in acciaio, altri in anfora, altri ancora in botti di rovere: il risultato è sempre un vino autentico, figlio di una precisa scelta etica e ambientale. “Mare e Vitovska in Morjeè molto più di un evento enologico: è un manifesto identitario, un grido di appartenenza alla propria terra, alle proprie radici e a una cultura enologica che non si piega alle mode né alle logiche commerciali globali.

Non è mancato infatti un momento di confronto, nel corso della manifestazione, con il convegno dal tema “Affrettarsi lentamente La Vitovska alla prova del tempo: vecchie annate e domande sulle nuove sfide del futuro, tra comunità disgregate e il tempo che sfugge”

In un momento come questo, fra sfide globali, conflitti internagrandi enotechegnita dazi imposti dall’amministrazione Trump che renderebbero problematiche – per usare un eufemismo- le esportazioni del nostro vino verso gli Usa, si rende ancora più urgente il bisogno di fare rete e di “promuovere il grande vino del Carso, il grande bianco che è la Vitovska, un vitigno autoctono che si fa strada su tutte le tavole del mondo, nelle grandi enoteche” come spiega a L’identità il sindaco di Duino Aurisina Igor Gabrovec.Vitovska è anche un emblema identitario, identitario di questa terra. È un vino del Carso in tutto e per tutto, resiste ai periodi aridi e resiste bene anche alla bora, è un vitigno che riesce a dare il meglio di sé anche in condizioni difficilissime. Il vino di qualità, come ogni grande prodotto della terra, oltre che un fattore identitario, è un traino per il turismo, per la promozione anche culturale non solo gastronomica: si parte da punte di diamante come sono la Vitovska, i mieli, i formaggi del territorio per poi raccontare la storia di popoli e culture che si sono intrecciate”.

Difesa dell’identità, rifiuto del pensiero unico, del gusto globale e una riaffermazione della dignità di chi lavora la terra senza compromessi: “Mare e Vitovska in Morje” è tutto questo. In un mondo in cui tutto sembra standardizzarsi, il Carso resta una frontiera viva e orgogliosa. E la Vitovska, con la sua acidità decisa, la sua anima minerale e la sua storia millenaria, ne è la voce più sincera. Perché qui, tra pietra e mare, si beve molto più che vino: si beve la memoria, la fatica, e la resistenza di un popolo.


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