Attualità

Il Dalai Lama (dopo la sua morte) avrà un successore

di Priscilla Rucco -


lI Dalai Lama stesso ha confermato che, dopo la sua morte ci sarà un successore attraverso una dichiarazione scritta avvenuta in onore del suo novantesimo compleanno (che sarà celebrato l’8 luglio prossimo).  L’annuncio non scontato è arrivato da poco e l’irritazione della Cina non è tardata a mafestarsi.

La continuità del ruolo del Dalai Lama come guida spirituale è un ruolo tradizionale troppo importante per la comunità Tibetana (in India oltre 94mila tibetani e 128mila all’estero).Il “riconoscimento” avverrà solo attraverso la decisione dei membri del Gaden Phodrang Trust, l’unico Ufficio ad avere l’autorità di riconoscere il futuro successore (nato fuori dalla Cina), colui che rappresenterà il reincarnato di Sua Santità il Dalai Lama, nato nel mondo libero e di conseguenza non nato in Cina.I media statali della Repubblica popolare cinese hanno respinto le parole del Dalai Lama; il “Quotidiano del popolo” (magazine cinese) ha scritto “In sostanza, la sua intenzione rimane la stessa: negare i rituali religiosi tradizionali e le convinzioni storiche che hanno governato il sistema di reincarnazione per secoli, e manipolare il processo di reincarnazione per secoli e manipolare lo stesso processo per i propri scopi”.L’importanza della continuità del tramandare tale ruolo fondamentale per i Tibetani ha un duplice significato: di continuità e di innovazione poiché il prossimo Dalai Lama sarà scelto dall’Ufficio di Sua Santità, nonostante l’esilio forzato nel Monastero di McLeod Ganj (India Settentrionale).  Nella dichiarazione diffusa nella sessione inaugurale della conferenza religiosa di tre giorni, il Dalai Lama si è sentito in dovere di pensare ad un successore in base alle numerose richieste che sono pervenute non solo dai Tibetani stessi, ma anche da altri gruppi religiosi.Tenzyn Gyatso, in esilio in India dal lontano 1959, a seguito della fallita insurrezione nei confronti della predominanza cinese, insignito nel 1989 del Premio Nobel per la pace, ha poi dato vita ad un governo ribattezzato “Amministrazione Centrale Tibetana” (Cta).Il Tibet, abitato attualmente da oltre 5milioni di abitanti ha sempre combattuto per una propria indipendenza e autonomia, senza riuscirvi.


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