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Andrea Sempio, impronta compatibile: nuove analisi per riscrivere la scena del delitto

di Rita Cavallaro -


Andrea Sempio era sulla scena del crimine di Garlasco quella mattina del 13 agosto 2007. Lo sostengono gli inquirenti, che non hanno dubbi sulla posizione del nuovo indagato per l’omicidio in concorso di Chiara Poggi. Contro di lui la Procura di Pavia, che mantiene il massimo riserbo sull’inchiesta, avrebbe un asso nella manica che, insieme agli altri elementi finora raccolti, chiuderebbe il cerchio attorno al 37enne, per aprire all’individuazione degli altri complici che, quella mattina, avrebbero contribuito al delitto con ruoli e responsabilità diverse.

Andrea Sempio sulla scena del crimine: scontro tra periti

Sebbene l’impianto accusatorio sia quasi completo, si apre ora uno scontro tra periti. La difesa di Sempio, che punta sull’assenza del Dna dell’indagato tra i reperti esaminati in sede di incidente probatorio, annuncia battaglia sull’impronta 33, quella manata sul muro destro delle scale della cantina, proprio nel punto in cui è stato gettato il cadavere di Chiara, che una consulenza disposta dai pm ha attribuito, per 15 minuzie, al palmo della mano destra di Sempio, il cui profilo genetico, inoltre, sarebbe compatibile con uno dei due Dna maschili rilevati sulle unghie della vittima. Mentre quel profilo, denominato Ignoto 1 prima che il genetista Carlo Previderè lo attribuisse a Sempio, sarà oggetto dell’accertamento irripetibile della genetista Denise Albani, nominata dal giudice per eseguire l’incidente probatorio insieme al dattiloscopista Domenico Marchigiani, l’impronta 33 è rimasta fuori dall’esperimento nel contraddittorio, dopo che la difesa di Sempio, nell’udienza che ha dato il via alle analisi, ha chiesto al gip Daniela Garlaschelli di escludere dall’accertamento tecnico irripetibile lo studio delle impronte, da considerare esclusivamente per l’estrazione di eventuali profili genetici.

Così l’impronta 33, che non era sigillata in una paradesiva ma fotografata prima che l’intonaco venisse grattato dalla parete, è rimasta fuori dal contraddittorio, consentendo di fatto agli investigatori di procedere con la consulenza di parte, che ha rilevato le 15 minuzie di Sempio nella palmare. Ma per la difesa dell’indagato quell’impronta non avrebbe i punti sufficienti per essere considerata utile né per accertare la compatibilità con la mano di Sempio. Lo sosterrebbe la loro consulenza di parte, che sarebbe rafforzata da una relazione effettuata pure dai consulenti della famiglia Poggi. Insomma, si prospetta un tutti contro la Procura, che invece va dritta per la sua strada, in attesa sia di alcune risultanze dell’indagine tradizionale del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Milano, agli ordini del colonnello Antonio Coppola, sia della nuova Bpa (Bloodstain pattern analysis), la ricostruzione della dinamica del delitto, effettuata con strumenti laser 3D e l’intelligenza artificiale, sulla base della distribuzione delle macchie di sangue.

Una consulenza che riscriverebbe la storia dell’omicidio di Chiara, uccisa da almeno due persone. E che piazzerebbe Sempio su quelle scale della cantina, perché l’impronta 33 sarebbe in linea sia con un’orma nel sangue mai analizzata sul primo gradino, sia con la traccia perpendicolare di una suola di scarpe sotto la macchia ematica 44, impressa da un piede mentre scivola. e compatibile nei movimenti con la strusciata di sangue 97F dalla parte opposta della parete. A lavorare alla nuova Bpa il Ris di Cagliari e il Racis di Roma. Proprio il Racis sta delineando un profilo personologico di Sempio che, secondo gli inquirenti e sulla base di alcuni contenuti dei suoi diari, sarebbe ossessionato da Alberto Stasi, il condannato a 16 anni per l’omicidio della fidanzata. E per collegare Sempio alla scena del delitto e agli eventuali complici, il pool di magistrati pavesi, coordinato dal procuratore Fabio Napoleone, è pronto a inoltrare una rogatoria internazionale a Meta, per ottenere i post pubblicati su Facebook da Sempio nei giorni del delitto e anche le chat private di Messenger, sia di quel periodo che degli anni successivi. L’indagato, all’epoca della prima indagine a suo carico, quella del 2016 archiviata in tempi record, ha eliminato tutti i contenuti sui social. Ma gli investigatori, che stanno già setacciando i dispositivi elettronici sequestrati nella perquisizione a Sempio, vogliono ottenere pure i dati certificati da Meta.


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