Esteri

Gaza, ore decisive per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas

La Turchia potrebbe avere un ruolo importante

di Ernesto Ferrante -


Dalla Turchia sono arrivate importanti conferme sulla possibile fine delle ostilità a Gaza. “Hamas è incline ad accettare la proposta qatariota-egiziana per lo scambio di prigionieri e il cessate il fuoco, sebbene non abbia ancora preso una decisione definitiva”, ha riferito l’agenzia di stampa governativa turca Anadolu, citando fonti bene informate.

Hamas riflette

Il movimento di resistenza palestinese starebbe “tenendo consultazioni con diverse fazioni e forze palestinesi prima di consegnare la sua risposta ufficiale ai mediatori”. Stati Uniti, Egitto e Qatar hanno fornito “ampie garanzie” per l’attuazione dell’accordo fortemente voluto da Donald Trump e indicato che Ankara potrebbe essere aggiunta ai garanti.

Tuttavia, secondo gli informatori, “ci sono ancora in corso discussioni su diversi dettagli tecnici”, tra cui “i meccanismi per l’ingresso degli aiuti umanitari, le mappe per il ritiro delle forze e le disposizioni per il periodo successivo alla tregua di 60 giorni”, qualora questo lasso di tempo non fosse sufficiente per raggiungere un’intesa definitiva. La fazione palestinese dovrebbe presentare la sua risposta ufficiale “entro i prossimi due giorni al più tardi”. In queste ore, sta vagliando tutto con “responsabilità” ed è disposta a dimostrare flessibilità, a patto che vengano rispettati gli interessi palestinesi.

Il segnale che Israele vuole

Ai leader di Hamas all’estero è stato chiesto di deporre le loro armi per dare un segnale a Israele, che pretende il disarmo dell’organizzazione. A riportarlo è The Times, spiegando che l’indicazione è arrivata dai mediatori qatarioti. Tra gli alti funzionari da cui si attende il gesto di distensione, ci sono il capo negoziatore e alto funzionario del politburo Khalil al-Hayya, il capo del movimento in Cisgiordania che vive a Istanbul, Zaher Jabarin, e il presidente del Consiglio della Shura, Muhammad Ismail Darwish.

Le novità rispetto a maggio

La bozza messa a punto dagli Stati Uniti prevede che i miliziani rilascino 10 degli ostaggi ancora in vita trattenuti nell’enclave palestinese e restituiscano i corpi dei 18 deceduti in loro possesso. Per il New York Times, questo processo dovrebbe avvenire in cinque fasi nell’arco di 60 giorni. Il quotidiano ha evidenziato che si tratta di un cambiamento significativo rispetto alla formulazione di maggio, con dei passaggi più cadenzati. Quel piano prevedeva la liberazione di tutti gli ostaggi entro i primi sette giorni di cessate il fuoco.


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