Attualità

Chieste più tutele per le forze dell’ordine. Ma come?

di Lino Sasso -


I risvolti giudiziari del caso Ramy rischiano di risultare ancora più fragorosi delle proteste che hanno scosso le strade di Milano all’indomani della tragica scomparsa del giovane. E se le reazioni di chi è sceso in piazza per chiedere ‘giustizia’ non si capisce in funzione di cosa erano sembrate eccessive, quella di chi, sul fronte diametralmente opposto, intende creare una corazza attorno alle forze dell’ordine in servizio rischiano di esserlo altrettanto, se non di diventare addirittura controproducenti. I giudizi sulla messa sotto accusa del carabiniere alla guida dell’Alfa dell’Arma che inseguiva lo scooter dal quale è caduto, morendo, Ramy non si sono fatti attendere e alcuni sono stati tutt’altro che morbidi. A pochi giorni dall’iscrizione nel registro degli indagati dei poliziotti che durante uno scontro a fuoco con gli assassini del brigadiere Legrottaglie hanno ucciso l’omicida, il presidente dei senatori Forza Italia, Maurizio Gasparri, è tranchant nel sostenere che “come da copione la magistratura politicizzata perseguita le forze dell’ordine”, parlando di “un’autentica vergogna” e definendo l’indagine per omicidio stradale del carabiniere che inseguiva Ramy “un ulteriore capitolo di aggressione al popolo in divisa da parte del popolo togato. Ora basta”, tuona. Un giudizio netto, duro e, condivisibile o meno, certamente in linea con chi da sempre chiede più tutele per le forze dell’ordine. Attenzione però a come si vuole tradurre nei fatti questa richiesta, perché una cosa è rafforzare la rete di garanzie attorno a chi è chiamato a tutelare la pubblica sicurezza, magari potenziando o meglio definendo le cause scriminanti, altro è inasprire il sistema sanzionatorio per reati secondari, come si propone di fare una proposta di legge di Fratelli d’Italia che vorrebbe aumentare le pene per chi si dà alla fuga durante un controllo stradale.
La differenza è sostanziale, perché una cosa è proporre di schermare in determinati casi e condizioni l’operato delle forze dell’ordine, altro è immaginare che questa maggiore tutela possa passare attraverso pene più severe per alcuni reati o, addirittura, creandone di nuovi. Deterrenza e prevenzione non sono sinonimi e se l’obiettivo è evitare che le donne e gli uomini in divisa diventino oggetto di indagini fantasiose e che a tratti sembrano cozzare con quello che è lo stesso scopo della loro attività, l’esigenza è prevenire interpretazioni ambigue delle forse già troppe norme esistenti, non certo quella di ingarbugliare ancora di più il codice penale.


Torna alle notizie in home