Arrestato a Malpensa l’hacker-spia cinese “Intrusione sui vaccini anti-Covid”
Per l'Fbi Zewei avrebbe messo a segno una serrata attività di spionaggio di "università, immunologi e virologi" negli Stati Uniti a partire dal febbraio 2020
Farebbe parte di un team di hacker responsabile di spionaggio industriale sui vaccini anti Covid. È per questo motivo che un turista cinese 33enne, Xu Zewei, è stato arrestato giovedì scorso appena sbarcato all’aeroporto milanese di Malpensa. Su di lui pendeva un mandato di cattura emesso dalle autorità statunitensi, al culmine di una delicata inchiesta dell’Fbi.
Le indagini hanno accertato l’appartenenza dell’asiatico a un gruppo di hacker che, su ordine del governo cinese, avrebbe spiato tutta l’attività di produzione dei vaccini contro il Covid-19 avviata all’Università del Texas nel 2020. Motivo per il quale gli Usa hanno chiesto l’estradizione, sulla quale deciderà oggi la Corte d’Appello di Milano, dove Zewei comparirà assistito dall’avvocato Enrico Giarda, per respingere tutte le accuse e professare la sua innocenza.
Anche la moglie del cinese smentisce le contestazioni del governo statunitense, sottolineando che “mio marito lavora come IT manager presso la Shanghai Gta Semi Conductor Ltd., dove sviluppa sistemi IT e infrastrutture di rete“. Per la signora Zewei, che ha precisato come Xu sia sbarcato a Milano il 4 luglio per un periodo di vacanze, il fatto che il marito abbia ottenuto il visto d’ingresso in Italia, senza che ci fosse alcun problema né qualsivoglia motivo ostativo all’ingresso nel Belpaese, dimostrerebbe che non ha commesso alcun reato.
Un punto di vista opposto non solo a quello degli Usa, ma anche alla valutazione del giudice Veronica Tallarida della quinta sezione penale d’appello di Milano, che il 5 luglio ha convalidato l’arresto ed emesso la misura di custodia cautelare nel carcere di Busto Arsizio, all’indomani dell’esecuzione del mandato di cattura statunitense, eseguito dalla polizia all’aeroporto di Malpensa. Gli agenti dello scalo, nel corso dei controlli, hanno preso atto che il 33enne era un ricercato a livello internazionale già dal 2 novembre 2023, data in cui il Distretto meridionale del Texas del Tribunale distrettuale degli Usa ha emesso il mandato di cattura internazionale.
Per l’Fbi, Zewei, insieme a un team di hacker connazionali, avrebbe messo a segno una serrata attività di spionaggio di “università, immunologi e virologi” negli Stati Uniti a partire dal febbraio 2020, proprio dal momento dello scoppio della pandemia Covid, e avrebbe anche avviato “una campagna di intrusione informatica su larga scala orchestrata” dal governo cinese, che ha “preso di mira migliaia di computer in tutto il mondo”, nota come “Hafnium”, per aver informazioni su “varie politiche del governo statunitense”. I dettagli delle contestazioni emergono dagli atti ricevuti dal Ministero dell’Interno italiano, in cui è riassunto un impianto probatorio definito solido dagli Stati Uniti, che accusano il cinese di frode telematica e furto di identità aggravato, un reato che prevede una pena massima di 5 anni, di associazione a delinquere finalizzata alla frode telematica, che in caso di condanna potrebbe portare il giudice a infliggere 20 anni di prigione, per l’ accesso non autorizzato a computer protetti, altri 5 anni, e furto di identità aggravato (2 anni), per un totale di 32 anni di galera.
La stessa giudice di Milano, che ha disposto la custodia cautelare, nel provvedimento ha scritto che “Xu Zewwi ha preso parte, insieme ad altri connazionali cittadini” cinesi ad una “associazione a delinquere finalizzata a rubare informazioni tramite l’accesso non autorizzato a computer, tra cui quelli di varie università e centri di ricerca scientifica, ubicati negli Stati Uniti e altrove“. Secondo l’Fbi, l’indagato avrebbe agito in questa “attività di intrusione informatica per conto di autorità appartenenti al governo cinese”. La custodia cautelare è stata disposta perché per il giudice sussiste il “concreto pericolo di fuga”, dato che l’uomo “era appena giunto in Italia” con un volo da Shanghai e “non risulta avere alcun radicamento in Italia”. L’udienza di questa mattina in Corte d’Appello di Milano è fissata per “l’identificazione personale e l’eventuale consenso all’estradizione”. A quel punto il procedimento proseguirà e potrebbe durare anche diverse settimane, tanto più che, da quanto trapela dalla famiglia, il cinese dovrebbe opporsi all’estradizione negli Stati Uniti.
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